Il titolo giusto lo fa oggi Repubblica: «Il Centrosinistra sceglie il Leader».
Questa è la vera posta in gioco oggi e non possiamo che guardare con interesse e soddisfazione a una decisione che arriva con ampia consultazione popolare.
Ma da qui a dire che va tutto bene ce ne corre e la ragione è molto semplice.
In questo modo infatti si prosegue sulla via devastante che la politica italiana ha imboccato da due decenni: distruggere i partiti considerandoli fonte di ogni male e responsabili del declino nazionale.
Entriamo dentro il meccanismo delle primarie, tenendo sempre a mente il titolo di Repubblica.
Se si tratta di scegliere il candidato di sinistra per il ruolo di premier, allora siamo nel solco della tradizione americana, si potrebbe dire.
Ma subito le cose prendono una piega “italiana”, va detto con franchezza, perché da noi si candidano i capi del primo e del secondo partito della sinistra (Bersani e Vendola), gesto impensabile negli Stati Uniti.
Se invece si tratta di scegliere il leader del partito si finisce per creare un mostro, cioè una figura legittimata dal “popolo” e che quindi solo ad esso risponde.
In realtà si stanno facendo le due cose insieme, candidato premier e leader politico.
Ma ciò avviene schiacciando e bastonando il partito (i toni di Renzi sono inequivocabili) con risultati devastanti che vedremo nei prossimi anni, quando la sinistra sarà, in qualche modo, chiamata a governare (magari non da sola).
Nelle prossime ore vedremo chi vincerà.
Ma se la strada continuerà ad essere quella della politica “leggera”, tutta gazebo, Twitter e tv, finirà con il Pd che organizza dibattiti mentre Draghi e Monti governano.