Chi pensa che il conflitto tra Israele e palestinesi si fosse fermato prima degli ultimi sei giorni, non si illuda. Dalla striscia di Gaza spesso vengono lanciati razzi verso il territorio israeliano, ma non ne siamo a conoscenza, perchè c’è la concezione che il conflitto riprenda ogni volta che Isarele cerca di mettere in sicurezza la propria popolazione.
L’escalation a cui stiamo assistendo non la vedevamo da anni, sembrava che si fosse raggiunta la calma. Ma così non è. Le maggiori responsabilità sono del fanatismo religioso e quindi di quei movimenti politici che, come Hamas, predicano la lotta armata e l’intifada per scacciare una volta per tutte gli israeliani. Questi fanatici, conquistano consenso dagli altri paesi arabi che sono governati da fronti fortemente religiosi: l’Egitto con i Fratelli Musulmani, l’Iran di Ahmadinejad, la Siria (qualcuno ogni tanto si ricordi che anche lì c’è un conflitto) di Assad e la Turchia di Erdogan. In parole povere: Israele è stretto in una morsa da cui non può non difendersi.
All’inimicizia di questi Stati, si aggiunge anche l’ostilità che Israele raccoglie da alcune frange della politica italiana. A parte i rigurgiti neo fascisti di movimenti come CasaPound e Forza Nuova, ci sono partiti come Sel, altri ancora più “a sinistra” e anche una parte estremista del Pdl, che non hanno mai espresso solidarietà verso lo Stato ebraico. Semmai, hanno sempre preferito la pratica opposta. E, come se non bastasse, oggi si scopre che qualche istituzione pubblica invia, con i soldi dei contribuenti, aiuti alla Palestina.
La questione medio-orientale è molto complicata e non si può risolvere con soluzioni semplicistiche, allo stesso modo non bisogna condannare la (legittima) difesa che Israele sta mettendo in campo. Inoltre la Comunità Internazionale dovrebbe impegnarsi in modo più forte e non lasciarsi andare a dichiarazioni ovvie come quelle rilasciate dall’Alto Rappresentante per la politica Estera dell’UE, Ashton.
Twitter: @MarcoMitrugno