La Procura di Catania ha sentenziato: due anni di reclusione per Pietro Diolosà, presidente dell’associazione del circolo agatino S.Agata alla Collegiata che si occupa di organizzare la tre giorni delle festività patronali etnee, per concorso esterno in associazione mafiosa.
Si fa luce su una questione (almeno si spera) che si è sempre vociferata in città ma che tutti hanno sempre tenuto sotto controllo, temendo che una fuoriuscita potesse danneggiare l’immagine della città.
A Catania, tutti, dai quartieri più popolari a quelli meno, hanno sempre sospettato che questa festa avesse un’anima nera, un’anima che di santità e benvolere aveva davvero poco ma che si metteva a servizio, in molte circostanze, della mafia e dei potentati di turno che utilizzavano la festa in onore della Santa Patrona per esercitare un potere e un controllo maggiore sulla città.
Non ci piace avere il prosciutto negli occhi o salvaguardare il buon nome di una città che per tanti aspetti ha deluso le aspettative di onestà e legalità di tanti cittadini perbene.
Per molti anni la politica, la società civile e tante fasce sociali della cittadina dell’elefante hanno taciuto e hanno chiuso gli occhi davanti a una manipolazione scandalosa che adesso anche la magistratura sta provvedendo a fare luce e a portare a galla tutto il marcio.
Adesso è l’ora del riscatto, e alle voci di corridoio bisogna che si sostituiscano i fatti e le sentenze.