MamboLa mediocrità del confronto tv per le primarie: leader normali per tempi eccezionali

Invidio quelli che dopo il confronto tv di ieri sera sanno con certezza chi ha vinto. Io non so fare una classifica. Penso che il dibattito sia servito a dare una buona immagine del centro-sinistr...

Invidio quelli che dopo il confronto tv di ieri sera sanno con certezza chi ha vinto. Io non so fare una classifica. Penso che il dibattito sia servito a dare una buona immagine del centro-sinistra, che i candidati erano seri e consapevoli, che le loro risposte noi consumatori di politica avremmo potuto scrivere in anticipo, che il collega Semprini di Sky sia stato bravo. È mancato il colpo d’ala. Il centro-sinistra si presenta così, con questa sua area di mediocrità che gli farà avere molti voti ma non gli darà quella maggioranza che sarebbe auspicabile per avere un governo con solida consistenza parlamentare.

Non sto dicendo che i cinque erano mediocri. È che nessuno di loro ha scelto di stupire rischiando parole d’ordine efficaci in grado di dare una scossa alla politica. È mancato nel dibattito quel senso di eccezionalità della situazione italiana che richiedeva un appello forte, un richiamo alle virtù repubblicane, farsi adatte a spingere gli italiani a fare una scelta adeguata a tempi difficili. Così è successo che ognuno si sia rivolto ai suoi elettori cercando di non irritare quelli che hanno deciso di votare l’altro o gli altri candidati. Così Renzi si è tenuto al riparo dalla sua fama di guastatore, Vendola è stato di sinistra ma non troppo, la Puppato non ha attaccato sulla questione femminile, Tabacci non ha valorizzato la sua differenza dagli altri competitor, tutti di sinistra, Bersani non ha tirato fuori la tempra dello statista.

Leader normali per tempi eccezionali. Può essere stata una scelta giusta, ma io la penso diversamente. Penso che al clamore dell’antipolitica, al devastante nubifragio del centro-destra i leader del centro-sinistra avrebbero dovuto rispondere con frasi che avrebbero dovuto accendere gli animi. Quelle frasi che vengono citate nei libri di storia per dire il tempo in cui sono state pronunciate. Del dibattito di ieri ricorderemo solo il fatto che c’è stato, che è stato bello che ci sia stato, che ha fornito agli italiani una foto abbastanza grigia della sua classe dirigente. Nessun errore, nessun impegno clamoroso, nessuna sorpresa.

Perfino la scelta dei leader simbolici è stata scontata e banale. Mandela, il cardinal Martini, papa Giovanni, il dimenticato ministro Marcora, Jotti sono bei nomi che però non danno il senso di una scelta. Nomi importanti ma nessuno in grado di lanciare un messaggio in grado di far comprendere l’eccezionalità del momento. Perché il tema a cui sfuggono i leaders del centro-sinistra è proprio quello dello stato d’animo di un paese che ha capito che una storia sta finendo, che ha paura del futuro, che è attratto dal gigantesco vaffa di Beppe Grillo.

Tutti e cinque si sono rivolti ai propri mondi elettorali e hanno cercato di non impaurire gli altri. Quel che un leader deve invece trasmettere oggi è la difficoltà dell’impresa e la propria capacità di stare in mare aperto alla guida di una nave sconvolta dalla tempesta. Invece sembravano tranquillamente in riva alla spiaggia a guardare il mare agitato ma impauriti dall’idea di bagnarsi. Tuffatevi, cazzo.   

X