Ad ogni ora del giorno e della notte, altissime colonne di fumo nero e puzzolente avvelenano l’aria e le persone ma non siamo a Gaza bensì nella Terra de Fuochi caratterizzata dallo sversamento illegale di rifiuti, anche tossici, da parte della Camorra che, vengono spesso incendiati, dando luogo a roghi i cui fumi diffondono sostanze tossiche, tra cui diossina.
Per questo motivo, in Campania l’incidenza di alcune malattie è più alta rispetto alla media nazionale (drammatico, in particolare, il dato dei tumori mammari) soprattutto nelle province di Napoli e di Caserta, tanto da far dire ad Antonio Giordano professore di Biologia Molecolare nella Temple University di Philadelphia, che siamo in “un laboratorio di cancerogenesi” a cielo aperto, dove le cavie sono i napoletani e i campani.
In questi anni, ne abbiamo viste tante: novantacinque imputati prescritti nell’inchiesta “Cassiopea” che ha lasciato senza colpevoli la nostra Gomorra, commissariamenti speciali, designazione dei siti dei rifiuti quali aree «di interesse strategico» sotto il controllo dell’esercito, condanne da parte della Corte di Giustizia europea, un sistema di tracciabilità dei rifiuti mai partito, l’impugnativa dinanzi alla Corte Costituzionale della legge Regione Campania n. 9 del 10 luglio 2012 recante “Istituzione del registro tumori di popolazione della regione Campania”, e, dulcis in fundo, si è persino provato ad addebitare i morti di cancro ai cattivi stili di vita dei campani ma non si è riusciti a fare la cosa più importante e, cioè, “impedire una volta per tutte la presenza di gruppi di criminalità organizzata sia nella gestione ufficiale dei rifiuti a livello regionale che nello smaltimento illegale dei rifiuti industriali”.
Ultimi atti, da parte da parte dei cittadini campani, la maxi denuncia-querela presentata alla Commissione Petizioni del Parlamento Europeo, presieduta da Judith Merkies e alla Commissione Antimafia del Parlamento Europeo, presieduta da Sonia Alfano, da parte dal Coordinamento Comitati Fuochi e da tutte le associazioni che hanno aderito e, il lancio della campagna #StopBiocidio, su bonifiche, potenziamento del servizio sanitario e indagini epidemiologiche.
Per ironia della sorte, stasera, a Caivano è piovuto tanto ed è sembrato che anche il cielo versasse lacrime per le vittime di quello che ormai considerato, senza mezzi termini, un genocidio ambientale.
Una fiaccolata silenziosa, di circa ventimila persone, partita dalla Parrocchia San Paolo Apostolo di Caivano, ha attraversato le strade cittadine per chiedere giustizia di tutti i caduti della terra dei veleni, un fiume in piena, di gente ricca di coscienza, che, come hanno affermato i Cittadini Campani per un piano alternativo dei rifiuti, purtroppo non ci restituirà le vittime passate e future di questo eccidio ma ha tracciato una linea netta di demarcazione, tra chi è responsabile e chi è vittima, tra i cittadini che vogliono cambiare pagina e chi crede invece ancora di farla franca.