Pizza ConnectionLaboccetta: da Bpm Atlantis alla Commissione Parlamentare Antimafia, qualcuno (finalmente) se ne accorge

Sono volati gli stracci il 24 ottobre scorso nel corso della seduta della Commissione Parlamentare Antimafia. In audizione c'erano il procuratore della Repubblica di Firenze, Giuseppe Quattrocchi e...

Sono volati gli stracci il 24 ottobre scorso nel corso della seduta della Commissione Parlamentare Antimafia. In audizione c’erano il procuratore della Repubblica di Firenze, Giuseppe Quattrocchi e i sostituti procuratori Tommaso Coletta ed Ettore Squillace Greco, convocati per parlare della presenza della criminalità organizzata in regione.

Prima di parlare hanno dovuto però assistere a un siparietto interessante, ma in una certa misura dovuto, quando in una commisione come questa siede qualcuno dai conti in sospeso con la giustizia. E, si perdoni il gioco di parole, non conti di poco conto.

Il pomo della discordia è la presenza dell’onorevole Amedeo Laboccetta, indagato, a quanto si appresa il 21 novembre scorso, nell’ambito dell’inchiesta Bpm-Atlantis. L’iscrizione nel registro degli indagati di Laboccetta per favoreggiamento scaturisce dal famoso episodio del mancato sequestro di un computer. L’onorevole Pdl infatti avvalendosi delle sue facoltà di parlamentare, si portò via un computer che gli inquirenti volevano sequestrare a casa di Francesco Corallo, indagato anch’egli dalla procura di Milano per falso.

I due hanno fornito agli inquirenti tre differenti versioni sul computer, all’interno del quale probabilmente si troverà qualcosa di sconveniente per gli attori della vicenda che coinvolge anche la Banca Popolare di Milano e la società del gioco d’azzardo Atlantis. Il computer è ritenuto infatti oggetto di reato dai magistrati che per sequestrarlo dovranno chiedere autorizzazione alla camera.

Insomma, posizione sconveniente per un deputato facente parte della Commissione Parlamentare Antimafia. A rimarcarlo è Laura Garavini, componente della Commissione del Partito Democratico, che già in altra occasione, proprio per la vicenda Bpm-Atlantis aveva avuto da dire sulla presenza di Laboccetta «Ho posto da tempo – dichiarò alle agenzie Garavini lo scorso 7 febbraio – il problema della partecipazione ai lavori della Commissione Antimafia dell’onorevole Amedeo Laboccetta, indagato per aver favorito il figlio di un noto mafioso sottraendo un computer nel corso di una perquisizione. Purtroppo, non è stato dato nessun seguito a questa mia richiesta e oggi abbiamo dovuto assistere alla assurda circostanza della partecipazione di Laboccetta all’ufficio di Presidenza della Commissione, sia pure riunito in via informale, in rappresentanza del Pdl. E’ evidente che questa situazione è intollerabile e dimostra il poco rispetto per una istituzione così importante. Dovrebbe essere lo stesso Pdl a sentire il peso della responsabilità, chiedendo all’onorevole Laboccetta di dimettersi dalla Commissione antimafia, piuttosto che chiedergli di essere presente in Ufficio di Presidenza, rendendo di fatto impossibile il proseguimento dei lavori».

Laboccetta non pago il 19 ottobre scorso si rende protagonista di una “fuga di notizie”, dicendo di voler rendere pubblica la lettera con cui il pm di Firenze Gabriele Chelazzi, deceduto nel 2003, lamentava la solitudine con cui si era trovato a indagari sugli inizi di quella che oggi viene ribattezzata “trattativa” tra Stato e mafia. Lettera già agli atti della Commissione dal 2004, e in parte diffusa dal Corriere della Sera nel 2003.

E prima della seduta della Commissione Parlamentare Antimafia, Laura Garavini non si perde l’occasione di riprendere il vecchio discorso aperto nove mesi prima con Laboccetta «Strumentalizzare i morti è un atto spregevole, farlo violando le regole di riservatezza della Commissione antimafia sarebbe una seria aggravante che dovrebbe spingere l’onorevole Laboccetta a dimettersi da questo organismo parlamentare. Avevamo già sollevato la questione della totale inopportunità della presenza dell’onorevole Laboccetta in Commissione antimafia perché è sotto indagine per aver sottratto prove all’autorità giudiziaria. Oggi emerge anche che potrebbe divulgare materiali dell’archivio della Commissione antimafia sottoposti a segreto funzionale».

«Mi preme ricordare, Presidente – attacca di nuovo Garavini rivolgendosi al Presidente della Commissione, Giuseppe Pisanu – che la legge istitutiva della nostra Commissione prevede l’obbligo di segretezza e l’impossibilità di violare il segreto per tutti i componenti; violazione che, qualora avvenga, comporta appunto la reclusione da sei mesi a tre anni, quindi si è perseguibili anche penalmente. Lei, Presidente, sa bene che come Gruppo del Partito Democratico già in passato avevamo posto la questione all’attenzione di questa Commissione, dal momento che l’onorevole collega Laboccetta è attualmente sotto indagine per avere sottratto prove all’autorità giudiziaria in un’altra vicenda. Credo, dunque, Presidente, che alla luce di questo ulteriore episodio, che lede in modo pesante anche l’autorevolezza di questa Commissione, non sia ulteriormente accettabile la presenza del collega tra di noi».

Come risponde Laboccetta? «Signor Presidente, da tempo la collega Garavini, che credo non parli a titolo personale, ma a nome del Partito Democratico – attacca Laboccetta alla presenza dei tre pm di Firenze – non perde occasione per provare ad attaccarmi con comunicati e dichiarazioni alla stampa che, sfortunatamente per lei, sono ripresi molto poco e in maniera marginale dalle agenzie. Anche oggi non ha perso occasione per fare una polemica nei miei confronti. Penso che quello dell’onorevole Garavini sia non solo un problema di contrapposizione politica, ma forse un interesse di carattere psicologico. Vorrei ricordare – e spero che l’onorevole Garavini lo comprenda una volta e per sempre – che non spetta a lei determinare chi possa o non possa far parte di questa Commissione, sia perché non rientra nelle sue attribuzioni sia perché non mi pare che lei abbia particolari doti che la pongono in condizione di indicare i buoni e i cattivi. A mio parere, la collega Garavini, la quale ha la responsabilità di rappresentare in Commissione uno dei maggiori Partiti del nostro Paese, farebbe meglio a rivolgere la sua attenzione al merito delle questioni al nostro esame. Abbiamo sottratto del tempo utile per colpa dell’onorevole Garavini ad un incontro importante, ma spero, Presidente, che lei ne tenga conto per il futuro anche nelle sue valutazioni».

E che la Commissione le sue valutazioni le faccia quanto prima possibile, perché, fuori dai denti, la presenza di uno degli indagati nella vicenda BPM-Atlantis all’interno della Commissione Parlamentare Antimafia non pare essere un bello spettacolo.

Nel corso dell’ultima riunione della Commissione disponibile, datata 7 novembre, di Laboccetta non ci sono tracce. Cosa succederà la prossima volta che i due onorevoli incroceranno di nuovo le armi, magari di fronte all’imbarazzo dei magistrati dell’antimafia. Chissà non lo facciano stasera, in seduta pubblica, davanti a Ilda Boccassini ed Edmondo Bruti Liberati della procura di Milano.

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