Il corso preparto è finito. Con un’altra “collega” che ha partorito leggermente pretermine.
A parte la sindrome da ripetente che ormai si è impossessata di me – alimentata dai messaggi e dalle chiamate del tipo “È nato?”, “Come ti senti?”, “Hai paura?” (“Perché sei così sadico?”) – devo dire che i sette incontri con le ostetriche e il pediatra mi hanno fornito alcune informazioni sorprendenti e per certi versi inaspettate. Come, ad esempio, che il latte deriva dal sangue e che stando a contatto con il papà la mamma rende il bambino immune ai suoi germi. Due scoperte affascinanti.
La lezione sull’allattamento è stata un po’ pulp ma anche divertente. Fabiola, l’ostetrica, aveva portato un bambolotto, subito rinominato Guendalino nonostante la tutina rosa, che a guardarlo dimostrava almeno sei mesi. Metterlo nella posizione rugby per simulare la poppata non è stato proprio facilissimo, le gambe e i piedi si incastravano continuamente nei braccioli della poltrona. Però è stato divertente. E pensare che ci ho messo 32 anni per imparare a giocare con le bambole!
Prima sono arrivate le schede didattiche. A quanto pare il latte materno è il prodotto combinato di ormoni e riflessi nervosi. Gli ormoni sono due, prolattina e ossitocina: il primo produce il latte e si attiva durante la poppata per preparare la quantità di latte per la poppata successiva, il secondo favorisce le contrazioni che materialmente fanno uscire il latte dai capezzoli. La cosa affascinante è che la prolattina è presente nel corpo materno già dalla 16esima settimana di gravidanza, ma siccome Madre Natura ritiene che in quel momento il latte ancora non sia necessario il suo funzionamento viene inibito da altri ormoni (quelli del reflusso, per intenderci) e da un fattore inibitore che in gergo si chiama PIF. Non ho idea di cosa sia ma funziona.
Altra cosa interessante è che, grazie a tutti questi meccanismi a incastro perfetto, in circa 6 settimane di assestamento la mamma arriva a produrre l’esatta quantità di latte che il bambino mangia: più il bambino succhia e più latte si produce. Senza sprechi. Interessante, no?
Chiusa la parentesi informativa, comunque, il tocco artistico di Fabiola è sempre stato quello di piazzare una slide splatter senza preavviso. Così, quando sei concentrato su altro o un po’ distratto, arriva la foto che inquadra dall’alto due gemelli che poppano in simultanea (con i capelli dritti e gli occhi spiritati), oppure del parto in posizione laterale, col neonato che esce a mo’ di supposta. Se vi state impressionando, sappiate che la descrizione è niente in confronto alla fotografia originale.
Per la lezione sull’allattamento era stata scelta una sezione del seno materno che dai vasi sanguigni, attraverso i dotti galattofori, finiva nei capezzoli. Una foto con molto rosso e un po’ di giallo e viola. Apparentemente medica, in realtà insidiosa.
Appena l’immagine compare sul televisore lei si ferma, si gira e chiede, compiaciuta:
“Cosa si capisce da questa immagine?”.
Silenzio.
“Ma che il latte è sangue!”.
Dunque, sì. Il latte deriva dal sangue materno, si sbianca durante il “passaggio in mammella”, motivo per cui non si possono assumere farmaci né alcol che, passando nel sangue, guasterebbero irrimediabilmente il “latte di mamma”.
Assai più romantico, invece, l’incontro col pediatra che, parlando di batteri e di come difenderci da tutti quelli che vorranno prendere in braccio il bambino (sì, ha detto difenderci!), ha suggerito a Mr P. di baciarmi molto.
“Ma non baci sulla guancia – ha precisato – Baci appassionati!”.
E davanti a noi due che, divertiti ma in empasse, lo guardavamo con un grande punto interrogativo sulla fronte, ha aggiunto: “Il bambino prende gli anticorpi dalla mamma. Se la mamma produce gli anticorpi contro i germi del papà, automaticamente anche il bambino ne sarà protetto”.
Una bella famiglia autoimmune, insomma. E soprattutto un risultato ottenuto con metodi molto piacevoli. Altro che antibiotici!
P.S. Ebbene sì. Per gli amici e i parenti che se lo staranno chiedendo: vi chiederò di lavarvi le mani!