The Ghost WriterListe pulite? Questa è la prima vittoria politica di Grillo

In principio fu un bannerino con l’immagine del tricolore nazionale con sopra uno spazzolone da pavimenti. Era il simbolo di una delle prime campagne di Beppe Grillo, "Parlamento pulito", con la qu...

In principio fu un bannerino con l’immagine del tricolore nazionale con sopra uno spazzolone da pavimenti. Era il simbolo di una delle prime campagne di Beppe Grillo, “Parlamento pulito”, con la quale si chiedeva che nessun condannato fosse eleggibile in Parlamento né altrove.
La campagna, in forza della quale fu depositata una proposta di legge di iniziativa popolare seguita alla raccolta di più di 350 mila firme, è stata per molto tempo il simbolo del grillismo. Simbolo intorno al quale si è concretizzata la prima definizione di “antipolitica” che non facesse esclusivo e teorico riferimento agli sproloqui anticasta del comico genovese.

Il principio, secondo il quale il diritto all’elettorato passivo doveva essere limitato da una legge del genere, non riscosse immediatamente un successo di massa. Sul punto, a prescindere dalla difesa “del sistema”, si divise anche l’opinione pubblica, ancora parzialmente refrattaria alla cosiddetta rivoluzione digitale e probabilmente ancora non esausta dal fallimento totale della politica.

Ora che della campagna “Parlamento pulito” non si trova più traccia sulla home page del sito di Grillo (magari c’è pure, ma si fatica a trovarla tra le mille altre iniziative nascoste tra gli altrettanti banner pubblicitari), proprio quei principi stanno per trovare concretizzazione.

La situazione politica generale è tanto degenerata che un tale provvedimento risulta ormai imprescindibile. Non c’è più alcuno spazio dialettico per dibattere sull’opportunità di principio di una norma del genere, né per rilevarne il carattere emergenziale e speciale.

Il risultato, comunque, è che con questa legge si dà il primo visto di validità alla veggenza di Casaleggio e si consente a Grillo di apporre la prima spunta sul taccuino dei “vaffanculo” di programma.
Il comico genovese non s’intesterà formalmente questo provvedimento che inibirà – anche in termini retroattivi – la candidatura ai condannati a più di due anni di pena, ma di certo non si può negare che porti anche, e forse soprattutto, la sua firma.

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