L’Ufo di Montezemolo atterra negli studios della politica italiana

C'è un 'Ufo' diretto "Verso la Terza Repubblica". E’ atterrato sabato 17 novembre negli studios di via Tiburtina a Roma. E da sabato sera siamo tutti autorizzati a partecipare allo spettacolo dell...

C’è un ‘Ufo’ diretto “Verso la Terza Repubblica”. E’ atterrato sabato 17 novembre negli studios di via Tiburtina a Roma. E da sabato sera siamo tutti autorizzati a partecipare allo spettacolo delle interpretazioni e delle previsioni.

Luca Cordero di Montezemolo ha definito il neonato movimento civico, liberale, popolare e riformista.

Civico. Ma non si capisce in che senso venga usato l’attributo, rubato a quelle forme di impegno nella società civile, normalmente terze e apartitiche. Forse semplicemente perché non è un partito? Se fosse così sarebbe un po’ poco, dal punto di vista dei contenuti. E tuttavia quest’essenza civica – proprio perché non si sa cosa sia – attira. E può diventare intrigante per quella massa di elettori pronti all’astensione, ma in cerca di novità credibili. E disponibili a premiare chi non sguazza nelle paludi della politica tradizionale.

Liberale. Liberale sul punto delle regole istituzionali? O su quello dei rapporti economici? O sul ruolo dello Stato? E’ ancora presto per capire. Per adesso, liberale sembra più la necessità di un minimo comun denominatore tra soggetti molto diversi. Ex AN di rito finiano che non hanno più diritto di residenza nella destra dei berluscones. Cattolici democratici che non si fidano dei comunisti. Laici in cerca dell’ennesimo autobus per il partito liberale di massa. Sindacalisti estranei ai radicalismi della Fiom e disponibili ad accordi con i ‘padroni’. Manager e imprenditori orfani di quella stagione di riforme che Berlusconi aveva promesso e sepolta nello psicodramma cafone di un bordello di stato.

Popolare. Questione di numeri? Erano seimila in sala, certo, ma non sappiamo ancora quanti saranno fuori alle urne. Questione di radicamento nel territorio? Troppo presto per dirlo, visto che tutto nasce nelle stanze di una Fondazione (Italia Futura) site nel quartiere Prati della capitale. Questione di forze popolari coinvolte? Sarà, ma il fatto che i leader abbiano deciso di salire sul palco non garantisce che Acli, Cisl, Mcl e compagnia li seguano (lo dice l’esperienza di questi anni, pieni di responsabili sindacali finiti a svernare solitari in Parlamento). Nei discorsi di Montezemolo, Olivero e Riccardi emerge però con forza un appello ai “semplici”. Un appello ‘semplice’ anche nel linguaggio e nei ragionamenti, e proprio per questo accusato di inconsistenza dai commentatori più colti, che di norma patiscono l’horror vacui. Ma i ‘commentatori colti’ hanno pochi voti; i ‘semplici’, c’è da credere, tanti di più.

Riformista. E qui si fa dura. Storicamente in Italia, navigando al centro, si finisce nelle secche dello status quo. Questo è il motivo per cui l’abbraccio con Casini e la sua Udc trasmette brividi di terrore. Il rischio di ritirar su una balenottera bianca, crediamo turbi non poco i sonni di alcuni dei promotori. Su altri non ci sentiremmo di garantire… E tuttavia, il riformismo degli studios ha tutta l’aria di una revanche contro i vent’anni di immobilismo ai quali ci hanno costretti sia i popoli delle libertà, adoratori dell’unico padrone, che i gioiosi popoli del progresso, vittime ottuse e inconcludenti delle loro stesse velleità. Gli uni e gli altri espressioni di interessi corporativi, in cammino verso il niente e ben compatti nella difesa dell’Italia così com’è.

Molti dei presenti, negli anni scorsi, si sarebbero spesi volentieri in un partito delle libertà che avesse preso sul serio l’impegno di fare riforme liberali in Italia. Molti altri, per parte loro, avrebbero contribuito alle magnifiche sorti e progressive promesse dal sogno del partito democratico: se solo questo non si fosse rivelato una minestrina riscaldata di reduci dei conservatorismi cattolici e comunisti.

Per questi motivi, l’’Ufo’ di Montezemolo soddisfa curiosità diffuse. Appare oggi appetibile per incontri ravvicinati di ogni tipo. Prepara un ‘popolo’ in attesa di un leader (lo stesso giorno, Mario Monti ha detto: “oggi non prendo impegni”, ma domani…). In fondo, “la speranza non è un azzardo”, ha detto dal palco il ministro Andrea Riccardi.

@vittorioferla

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