Opportune et importuneL’ultimo libro del Papa: nel nome di una donna ricomincia l’umanità

Simone de Beauvoir scriveva che la condizione della donna è stata molto immiserita dall’avvento del cristianesimo. Quest'idea, rilanciata dal movimento femminista, è diventata ormai un luogo comune...

Simone de Beauvoir scriveva che la condizione della donna è stata molto immiserita dall’avvento del cristianesimo. Quest’idea, rilanciata dal movimento femminista, è diventata ormai un luogo comune accettato quasi da tutti, compresa una parte del mondo cattolico, senza battere ciglio.

Il libro di Joseph Ratzinger, L’infanzia di Gesù, l’ultimo della trilogia di Benedetto XVI dedicata alla vita del Nazareno – in vendita in tutte le librerie dal 21 novembre e con una tiratura iniziale di un milione di copie – spazza via questo pregiudizio.

Il Papa nel libro si sofferma a lungo sulla figura della Vergine Maria tanto da far dire al direttore di RCS Libri, Paolo Mieli, che ha presentato il testo alla stampa insieme al cardinale Gianfranco Ravasi, che si tratta di «un libro sulla donna: tutta la parte di Maria e l’Annunciazione, la libertà di Maria, quello è un punto importantissimo di accettare, di partecipare, di farsi protagonista della nascita di Gesù».

Tema del secondo capitolo del libro è l’annuncio a Zaccaria della nascita di Giovanni Battista e l’Annunciazione a Maria, messe a confronto dal Papa e presentate come adempimento di antiche profezie, fino a quel momento storico in attesa del loro vero protagonista. Joseph Ratzinger si sofferma sui vari aspetti delle reazioni di Giuseppe e soprattutto di Maria al messaggio inaspettato: turbamento, pensosità, coraggio, grande interiorità tratteggiano la figura delle Vergine nelle parole del Papa. Leggendo questa descrizione viene in mente la splendida Annunciata (1476) di Antonello da Messina.

Rileggendo il dialogo tra Maria e l’Angelo, secondo il Vangelo di Luca, Benedetto XVI spiega che attraverso una donna «Dio cerca un nuovo ingresso nel mondo», dopo il fallimento dei progenitori, Adamo ed Eva. Scrive il Papa, citando Bernardo di Chiaravalle: «Non può redimere l’uomo, creato libero, senza un libero “sì” alla sua volontà. Creando la libertà Dio, in un certo modo, si è reso dipendente dall’uomo: il suo potere è legato al “sì” non forzato di una persona umana».

Maria, quindi, diventa Madre attraverso il suo “sì”. È questo il momento decisivo: «Attraverso la sua obbedienza», prosegue il Papa, «la Parola è entrata in lei e in lei è diventata feconda».
Per poi concludere: «La genealogia degli uomini ha la sua importanza riguardo alla storia del mondo, e ciò nonostante, alla fine, è Maria – l’umile Vergine di Nazareth – colei in cui avviene un nuovo inizio, ricomincia in modo nuovo l’essere persona umana». Dio, dunque, si riconcilia con l’uomo nel segno di una donna, con il sì di una donna umile ma straordinariamente coraggiosa.

Dopo quest’avvenimento, per la condizione femminile nulla sarà più lo stesso. Il cristianesimo cambia davvero tutto. Nei Vangeli, Gesù parla con moltissime donne, scandalizzando i suoi stessi discepoli: l’emorroissa, la samaritana, la prostituta condannata per legge alla lapidazione. Il mattino di Pasqua, a dare l’annuncio della Risurrezione davanti al sepolcro vuoto, ci sono solo le donne che per il diritto semitico dell’epoca non potevano testimoniare in tribunale.

Nei primi secoli del cristianesimo, inoltre, sono moltissime le donne che si convertono alla nuova fede. Non è un caso che i polemisti anticristiani dell’epoca, da Celso a Porfirio, deridevano la nuova religione perché vi aderivano molte “donnette” e “donne sciocche”. San Paolo, sconvolgendo tutto il pensiero antico dove la donna non era soggetto di diritti, proclama addirittura che «in Cristo non c’è più né giudeo né greco, né maschio né femmina, né schiavo né libero» (Gal 3, 28).

Le donne, prima della nascita di Cristo, potevano essere ripudiate dal marito per la sterilità, perché ovviamente si pensava che fosse colpa solo della donna, e per l’adulterio commesso dalla donna. L’uomo, invece, poteva commettere adulterio e con la poligamia avere più schiave contemporaneamente. È il cristianesimo che afferma che l’adulterio è peccato mortale per entrambi i coniugi.

Insomma, la minorità storica della condizione della donna ha avuto un’eccezione: il cristianesimo. Grazie a quella fanciulla di Nazareth che con la sua umiltà ha cambiato il mondo e detto sì alla Vita.

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