Dopo 2 dibattiti televisivi e varie scaramucce a distanza, i due protagonisti delle primarie del Pd, PierLuigi Bersani e Matteo Renzi, sono ormai prossimi al traguardo finale: il ballottaggio di domenica che stabilirà chi sarà il candidato premier per il centro sinistra alle prossime elezioni politiche.
Nonostante le numerose opportunità avute in questi giorni di approfondire i loro programmi e i loro obiettivi, ancora non sono in grado però di risolvere un enigma non da poco: ma qual è il vero centro sinistra? Possibile che nello stesso partito ci siano anime così lontane (e così importanti) in contrasto tra loro? Ma in particolare: l’idea del sindaco di Firenze di creare una sinistra all'”americana”, ha una qualche minima possibilità di successo? Io credo di no, e vi spiego perchè.
Ogni Paese ha le sue peculiarità da cui non si può sfuggire e, ahimè, l’Italia ne ha qualcuna in più del necessario. Da noi, ad esempio, c’è una fortissima tradizione di sinistra (non a caso il PCI è stato il partito comunista più forte in qualsiasi Paese capitalista) che è arrivata intatta, con le dovute novità, fino ai giorni nostri con i vari partiti post-comunisti.
Non esiste invece quel concetto di “destra europea”, alla UMP per intenderci: manca infatti, come detto già in altre occasioni, una destra liberale, che molti richiedono a gran voce. In quest’area, oltre alle novità del caso, potrebbero confluire anche alcune forze già esistenti: la parte “sana” del Pdl, i reduci di Fli e, eventualmente, un Udc meno tattico e opportunista. I programmi che questa piattaforma potrebbe (dovrebbe) teoricamente proporre, non mi sembrano molto difformi da quelli presentati da Renzi per la battaglia delle primarie. Come mai manca questa destra? Credo che la causa sia da rinvenire nel fatto che nella storia repubblicana, solo la Dc è stata un contrappeso alle istanze di sinistra, ma le ha anche spesso assecondate per garantirsi una migliore governabilità, impedendo così di fatto, la costituzione di due veri poli contrapposti e l’attuazione di politiche decise. E questo vizio pare lo abbiano ereditato anche i vari Casini&co., pronti ad andare un pò di qua e un pò di la.
A sinistra è rimasta inalterata la vocazione “post-comunista” (e non è un caso che una grande fetta del loro elettorato sia composta da giovani), e proprio per questo mi domando: come potrà mai questo elettorato accettare Renzi? Si è vero, sono in corso delle primarie e quindi vince chi riscuote più consenso, ma non credo che tutti gli elettori del centro sinistra si siano recati alle urne; inoltre l’apertura anche ai non iscritti potrebbe creare una “magnifica confusione”. Una vittoria di Renzi rischierebbe di invertire le regole del gioco: dai partiti che rappresentano gli elettori di riferimento, sarebbero questi ultimi a doversi adeguare alla nuova guida del partito; una guida nuova e lontana, troppo lontana, da quella tradizionale.
Ma se il gioco può avere successo durante una campagna elettorale (molto mediatica), più difficile mi sembra che l’esperimento possa durare alla lunga in una esperienza di governo. Ecco perchè credo che il vero centro sinistra non sia quello di Renzi ma quello di Bersani, ecco perchè credo che il sindaco di Firenze avrebbe fatto bene a lasciare il partito per creare una nuova proposta politica, con alleati diversi ma con ottime possibilità non solo di vincere le elezioni, ma anche di governare in modo stabile.
Domenica magari sarò smentito ma fino a quel momento, chiedo al sindaco di Firenze: “Mattè, di qualcosa di sinistra..”, oppure fermati che sei ancora in tempo e capisci che quella “sinistra americana alla Obama”, qui in Italia, non avrà mai spazio, se non…a destra.