Il colpo di cannone contro Silvio Berlusconi parte intorno alle 11 del mattino di sabato 10 novembre. “In questi mesi ho fatto una bella scoperta: non è impossibile cercare di dire la verità agli italiani. Gli italiani preferiscono sapere che cosa sta dinanzi a loro anziché essere partecipi di un grande processo collettivo di illusione per nascondere i problemi”.
Parla Mario Monti, intervenendo via telefono al convegno La società civile si incontra e propone, promosso dall’associazione Economia Reale e che vede la partecipazione di associazioni di promozione sociale, fondazioni e istituti culturali, sindacati, associazioni di imprese e di manager privati e pubblici (qui trovate l’edizione del Tg1 che ospita il servizio sull’intervento di Monti al convegno).
Lo ascolto mentre attendo disciplinato il mio turno per intervenire, seduto al tavolo dei relatori, dove Mario Sechi, direttore de Il Tempo, coordina il panel delle reti sociali e delle organizzazioni civiche presenti, in rappresentanza di anziani, giovani, donne e cittadini attivi in generale.
Parole che rimbombano nella sala, non soltanto perché Monti parla “da remoto”, via telefono, in un’aula silenziosa e attenta. Il rimbombo è quello di un tempo nuovo, nel quale faticosamente sembra recuperarsi la serietà dell’azione di governo. Sembra strano a credersi: un governo che, chiamato ad affrontare con coraggio le sfide della realtà presente, si assume le proprie responsabilità, esprime una linea coerente e la propone ai cittadini, confidando nella loro intelligenza, comprensione e disponibilità. Ecco perché quelle parole rimbombano nella sala come una cannonata contro lo stile fraudolento e illusionistico del predecessore, mago dei trucchi e principe della bugia.
A molti – me compreso – molte azioni (nonché omissioni) del governo Monti non piacciono. Ma se ne discute in un clima di fiducia reciproca. E nessuno può negare a Monti l’onestà umana, professionale e intellettuale di chi ha un disegno e intende realizzarlo. Ristabilire la fiducia reciproca tra cittadini e istituzioni non è un passo scontato né minuscolo. Rappresenta, anzi, la base per il dialogo, la critica, la collaborazione.
E tuttavia, per il presidente del Consiglio, tutto ciò è sorprendente. Dei cittadini, in partenza, non ti puoi fidare. Questo il retropensiero che il premier sembra condividere con i ceti dirigenti e accademici italiani. Un pregiudizio duro a morire. Si dà il caso però che, senza cittadini, è difficile fare riforme. E, soprattutto, possiamo riprendere il cammino solo se si investe sulle capacità degli italian. E se ci si convince che le principali risorse del paese sono i suoi cittadini.
Dai Mario, sciolto, ora che l’hai scoperto, abbi fiducia.
@vittorioferla