La Nota Politica dei VentenniMentre Renzi vuole un Pd “maggioritario”, Bersani pensa ad un listone da apparentare al Pd

Quando i riflettori dell’evento di stasera – il confronto pubblico fra i cinque candidati alle primarie del Pd, in onda su Sky - si spegneranno, il lento e metodico lavoro di diplomazia e di tattic...

Quando i riflettori dell’evento di stasera – il confronto pubblico fra i cinque candidati alle primarie del Pd, in onda su Sky – si spegneranno, il lento e metodico lavoro di diplomazia e di tattica continuerà inesorabile. Almeno per il segretario Bersani.

Se Renzi, ispirandosi alla strategia che fu di Walter Veltroni, ha affermato pubblicamente di voler riscoprire la “vocazione maggioritaria” del partito, annunciando, qualora vincesse la corsa alla leadership, di non voler allearsi con nessuna forza politica, Bersani non la pensa affatto così. E pensa ad un “listone” parallelo alla lista del partito.

Ora che le prospettive di modifica della legge elettorale stanno via via sempre più sfumando, è corsa al salvataggio, all’apparentamento con il Pd. Per entrare in Parlamento o semplicemente per non scomparire, inghiottiti da una soglia di sbarramento troppo alta per le piccole forze.

Secondo quanto riportano fonti ben informate in Sant’Andrea delle Fratte e Largo del Nazareno, il lavoro certosino e di cesello di Bersani andrebbe avanti dall’inizio dell’anno. La lista è riservatissima, i nomi altrettanto, ma su di essi qualche indizio c’è.

E’ probabile che si chiamerà, come scrive il Retroscena, ‘Moderati riformisti di centro-sinistra’, esito necessitato di una tela che da mesi Bersani tesse.
Alla fine di febbraio, infatti, è nata sul web la rivista omonima “Moderati riformisti di centrosinistra”, incoraggiata e voluta dal Pd e prodromo della lista, sulle pagine della quale scrivono fuoriusciti dall’Idv come Formisano e Cambursano e indipendenti del Pd come Portas, vero animatore del progetto.

Insomma, una lista “salvataggio”, un vagone d’emergenza, che possa coagulare le forze moderate, ma non radicali, che attualmente sono dentro e fuori dal Parlamento, il cui appoggio sarebbe indispensabile per raggiungere la soglia del premio di maggioranza e per sopravvivere come tale.
Con questa, Bersani potrebbe tornare ad arruolare i Verdi e sostituire la presenza scomoda dei Radicali, superando così le divergenze programmatiche e politiche che ha avuto con questi ultimi, dopo l’esperienza negativa dell’attuale legislatura.

Fonti ben informate tengono a sottolineare che il listone ancorato al Pd servirebbe, altresì, per dialogare con la parte movimentista extraparlamentare, tra cui spicca certamente quel movimento arancione, che ha portato, con condizioni e specificità diverse, Pisapia e De Magistris alla ribalta della scena politica territoriale.

E proprio lì, in quel bacino di radicalismo e movimentismo, Bersani vorrebbe intercettare il malcontento dei sostenitori dell’Italia dei Valori, coagulandone il consenso in maniera autonoma, ma sostanzialmente connessa.

Rimane ancora un nodo da sciogliere: Bruno Tabacci.
Volgendo ormai al termine l’esperienza politica fallimentare dell’Api, Rutelli, per scongiurare il destino certo di non rielezione, vorrebbe tornare, almeno “apparentato”, col Pd. Sogna di dar vita lui, in prima persona, al listone centrista da gemellare con quello ufficiale e vorrebbe, a tal fine, utilizzare il traino mediatico e politico che Bruno Tabacci potrebbe ottenere dalla campagna per le primarie Pd, facendolo a lui guidare. E proprio Rutelli, in commissione Affari Costituzionali alla Camera, ha presentato una serie di emendamenti alla bozza di riforma elettorale per aumentare la soglia del premio di maggioranza. A significare, questo, che senza il centro moderato, convergente sulla sinistra, non si va da nessuna parte.

La partita è ancora aperta e i tatticismi virtuali tutti da confermare, perché Renzi è vicino e non solo nei sondaggi.

Twitter@enricoferrara1

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