Nella violenza esercitata sul giovane nuotatore di Vicenza, molti si sono concentrati sulla frase “Rasato a zero come gli ebrei” e si sono preoccupati di un possibile crescente antisemitismo.
Io invece, mi preoccuperei, prioritariamente, di un’altra cosa: ovvero di chi ha perpetrato la violenza.
Per questo mi chiedo se accanto al problema del trauma subìto da un minore, che certo non è un problema da sottovalutare, non ci sia da discutere con determinazione, e credo prioritariamente, del doppio principio che ha messo in atto quel comportamento:
1) sentirsi padrone del corpo degli altri;
2) applicare la norma “punirne uno per educarne cento”.
Perché in questa indignazione per la frase antisemita a me sembra che si perda il centro del problema e forse da parte di un’opinione pubblica si voglia evitare deliberatamente di affrontarlo: ovvero l’innalzamento del tasso di violenza e di autoritarismo di cui quell’episodio è un segnale e che comunque non avrebbe perso di gravità anche se non fosse stata proinunciata una parola, qualsiasi parola.