Apologia di SocrateMorire a 15 anni di omofobia, complice la nostra indifferenza

Leggo in giro che in Italia c'è un ragazzino che a15 anni è morto di omofobia. Credo che  dovremmo tutti fare i conti con questa realtà. Quando dico tutti non mi riferisco agli esecutori materiali,...

Leggo in giro che in Italia c’è un ragazzino che a15 anni è morto di omofobia.

Credo che dovremmo tutti fare i conti con questa realtà. Quando dico tutti non mi riferisco agli esecutori materiali, a quelli che con le loro pressioni (a quanto si può leggere hanno indotto un ragazzino a togliersi la vita. Quelli non mi interessano, perché nella loro miseria li ha già puniti la natura.

Penso piuttosto a me e a quelli come me, perché se qualcosa si può fare per evitare che simili episodi si ripetano in futuro, siamo noi che dobbiamo darci da fare. Noi che abbiamo una famiglia, dei figli, un lavoro e una vita tranquilla. Noi che con la nostra indifferenza abbiamo lasciato solo chi aveva bisogno semplicemente di sentirsi normale. Noi che abbiamo tollerato senza reagire il linciaggio morale di un innocente.

Sul penultimo numero dell’Economist possiamo leggere:

Fifty years ago homosexuality itself was still a crime throughout most of the world. Britain decriminalised it only in 1967 and it was not until 2003 that America’s Supreme Court struck down the remaining sodomy laws in 14 states. Now, across most of the West, polls show a majority of public opinion in favour of equality for gays, including allowing them to marry and adopt children.
(…)
Why this rapid shift, which has taken even many activists by surprise? It is partly generational. Younger people, brought up in a more tolerant age, simply cannot understand what all the fuss is about. But it is also a result of changing behaviour among gays themselves. As homophobic laws have fallen, so more homosexuals have come out. And as their straight neighbours see them leading normal happy family lives—including bringing up children—without the world falling apart, they become more widely accepted.

Quindi, mentre nel mondo un numero di persone sempre maggiore sembra farsi una ragione di quanto dannosa possa essere l’intolleranza verso chi è diverso, noi abbiamo ancora colpevolmente bisogno che qualcuno si tolga la vita per ridestarci dal nostro torpore. Per quanto indignandoci possiamo crederci assolti (cantava un poeta tempo fai), siamo tutti inesorabilmente coinvolti e complici di questo delitto.

Quanti altri innocenti dovranno ancora morire prima che facciamo sentire la nostra voce? Prima che investiamo qualche secondo del nostro tempo per dire ad alta voce che sono quelli che hanno indotto un quindicenne a suicidarsi ad essere anormali?
Prima che smettiamo di voltarci dall’altra parte, appagati dalle nostre vite serene e contenti che il caso ci abbia fatti nascere con l’orientamento sessuale della maggioranza? Facebook è un “luogo” pubblico, possibile che nessuno abbia sentito l’esigenza di manifestare solidarietà a questo ragazzino che veniva pubblicamente lapidato?
Possibile e deprecabile.

Cerchiamo di non lasciare, per una volta, al vento queste domande. La risposta possiamo farla sentire forte e chiara, insegnando ai ai nostri figli il rispetto per gli altri e intervenendo ogni volta che questo viene meno. E’ l’unico modo per impedire che altre madri debbano piangere i figli uccisi anche dalla nostra indifferenza.

@massimofamularo

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