Alla faccia della riduzione o dell’accorpamento delle province .. dopo Timisoara, Iasi, Sibiu e Brasov alla Serenissima stanno per essere aggiunti i distretti di Kolubara, Rasina, Zlatibor e Padunavlje.
Che già io me li sento pronunciare questi nomi dai fenomeni veneti e sorrido di mio.
Eppure la Serbia sta diventando la new Romania. In molti pronti a far bagagli, chiudere qui e trasferirsi di la.
Non è migrazione di cervelli e talenti questa volta, questa volta è migrazione forzata di aziende. Perché qui non ce la fanno più.
Qui muoiono.
Qui non possono più lavorare.
Se ne parla sottovoce, timidamente, come se il caso non fosse rilevante eppure tante realtà serenissime stanno già pensando di trasferirsi li.
Non solo grandi realtà come quella della scarpa che respira, ma anche e soprattutto le piccole realtà che hanno costituito il tessuto del famoso Nord-Est.
Non ci vanno perché la Serbia si trova in un punto strategico per raggiungere i mercati dell’Europa dell’Est, del Medio Oriente o della prima Asia.
Non ci vanno perché in Serbia esiste una zona di libero commercio esente da dazio.
Non ci vanno perché la Serbia è l’unico paese che ha accordo di libero scambio con la Russia, fuori dalla CSI.
Ci vanno perché la Serbia non è ancora membro della UE e per questo offre una grande flessibilità e notevoli vantaggi di investimento senza seguire le direttive di Bruxelles, le paranoie della Angela, le liti tra Hollande e personaggi vari.
Ci vanno perché il tasso d’imposta sull’utile aziendale è il più basso d’Europa, al 10% che da noi ci sogniamo come i numeri del superenalotto e che se non è al 20% ci manca poco.
Ci vanno perché la Serbia ha un’economia stabile, con una sana politica monetaria e principali indicatori economici (pil e inflazione) che noi invidiamo come un bambino che guarda da dietro la vetrina un negozio di caramelle e di ciupa-ciupa.
Ci vanno perché li è ancora semplice creare, fare, avviare un’attività.
Ci vanno perché lo stato Serbia li accoglie a braccia aperte mentre lo stato Italia li caccia a calci in culo.
Ci vanno perché la ricchezza non è peccato e in Serbia c’è la più bassa imposta sui redditi personali.
E poi … mica è cosa da poco avere esenzione per 10 anni dall’imposta sugli utili per investimenti superiori agli 8 milioni di euro, le agevolazioni fiscali per gli investimenti fissi e l’esenzione dai dazi doganali per alcuni mezzi di produzione.
Molti diranno che i fenomeni veneti si spostano li per sfruttare i lavoratori, come hanno fatto con la Romania… non c’è dubbio che il costo del lavoro in Serbia sia molto basso ma bisogna dire che il governo di Belgrado ha fatto anche di tutto per far fronte a quel 24% di disoccupati obbligando gli investitori stranieri a creare nuovi posti di lavoro e per quanto il nostro governo tecnico sia la crème de la crème nel dare lezioni dietro cattedra, a nessuno è passata per la testina l’idea di predisporre dei fondi statati rivolti alle aziende che creano nuova occupazione.
I fenomeni veneti adesso vogliono andare li e ci andranno.
Serbia sarà veramente la nuova Romania, con la differenza che le donne serbe son meno fighe di quelle rumene e che certe bestemmie venete non trovano corrispondenza in quelle serbe.
Io personalmente mi auguro che non vadano a farsi tanto male perché dietro al fenomeno Serbia io non riesco a credere che sia oro tutto ciò che luccica …
Non riesco a credere che Tadic stia promuovendo tutto questo – giocando sulla difficile situazione delle pmi venete – per avvicinarsi all’Europa favorendo e incentivando gli investimenti esteri… qualcosa sotto deve esserci … ma a parte le mie personali osservazioni (sono di origini serbe da parte di nonno … ) mi dispiacerebbe che per sopravvivere qui i miei fenomeni si trovino ad andar a morire li.
Fatto sta che se ne stanno veramente andando … e che purtroppo io il 6 dicembre sarò a Belgrado con uno dei fenomeni che per lavorare si sposta li …
Добродошли у Србију … o meglio benvenui in Serbia …