di FERNANDA FAINI – http://www.officinedemocratiche.it
Nella società italiana, grazie all’evoluzione delle tecnologie della comunicazione e dell’informazione, si pone la necessità di costruire un effettivo open government e dare vita a inediti rapporti fra i soggetti della società (cittadini, imprese, istituzioni). Ciò significa che governo e amministrazioni devono divenire trasparenti a tutti i livelli e le loro attività aperte e disponibili, consentendo così un controllo pubblico del proprio operato e una partecipazione attiva di cittadini e imprese mediante le nuove tecnologie.
Naturalmente questo significa e comporta un cambiamento di logiche che riesca a superare le attuali resistenze culturali e una profonda riorganizzazione della macchina pubblica, accompagnata dalla razionalizzazione delle attività e dalla reingegnerizzazione dei processi amministrativi.
Per consentire tutto questo è necessario innanzitutto creare le condizioni, superando gli ostacoli presenti in Italia e agendo sulle esigenze degli attori della società. Solo una volta create queste condizioni sarà possibile agire e mettere a valore i vantaggi che le tecnologie offrono.
Per i cittadini il punto di partenza è dato dalla fotografia scattata da ISTAT (2011), che vede solo un 54,5% delle famiglie italiane avere la disponibilità di accesso ad Internet, mostrando la presenza di un evidente digital divide, che si articola poi in diverse tipologie (anagrafico, culturale/economico, geografico). Molto significative le motivazioni circa il mancato possesso di accesso a Internet che nel 41,7% sono individuate nell’assenza di competenze per utilizzarlo e nel 26,7% nella considerazione di Internet come strumento inutile e non interessante. Creare le condizioni per quanto attiene ai cittadini significa quindi garantire tre aspetti parimenti essenziali ricavabili dai dati esaminati:
- la necessità di infrastrutturare il territorio in banda larga con investimenti atti a equilibrare Centro-Nord e Sud e le zone “servite” con quelle a scarso rendimento di mercato.
- una forte azione di alfabetizzazione informatica che crei le competenze per saper utilizzare le tecnologie. Obiettivo peraltro da raggiungere in modo permanente, in quanto la tecnologia evolve e si formano nuove forme di divario (es. web 2.0, utilizzo rete da device mobili).
- creare una cultura digitale che permetta agli utenti di avere consapevolezza degli strumenti utilizzati, delle potenzialità della rete e dei suoi rischi. E’ necessario far capire il valore della rete come luogo di possibilità, opportunità di sviluppo personale e professionale.
Per le imprese i dati registrano un forte divario digitale fra piccole e medie/grandi imprese (con più di 10 addetti), divario che supera i 30 punti percentuali nelle attività più complesse e che risulta particolarmente significativo, in quanto il tessuto produttivo italiano è composto in larga parte da piccole imprese: un loro ritardo si traduce in un ritardo dell’intero sistema. E’ necessario quindi attivare azioni per colmare le distanze attraverso interventi mirati a riequilibrare piccole e medie/grandi imprese. Necessario è poi operare sulle motivazioni circa il mancato utilizzo delle tecnologie fra imprese e PA che un’impresa su due individua nell’eccessiva difficoltà, nel dispendio di tempo richiesto dalle procedure on line e nella necessità di perfezionare le operazioni con un successivo invio cartaceo o la presenza fisica. Sono necessari interventi da questo punto di vista, dal momento che l’utilizzo della rete comporterebbe un reale e grande risparmio di tempi e costi, maggiori potenziali investimenti (grazie all’esistenza di minori tagliole burocratiche) e una maggiore competitività del Paese.
Questo aspetto chiama necessariamente in causa il soggetto pubblico e porta alla necessità di un intervento sulla pubblica amministrazione. Da questo punto di vista la situazione attuale registra una mancanza di visione a lungo termine nella progettazione dell’amministrazione digitale italiana (con la tendenza ad agire in modo emergenziale e non progettuale, come si dovrebbe) e unamancanza di investimenti dedicati (con la spiacevole constatazione che le risorse previste spesso sono usate per questioni diverse ritenute maggiormente prioritarie). Questo comporta l’inattuazione delle norme sull’amministrazione digitale e una conseguente digitalizzazione a macchia di leopardo a seconda delle virtuosità delle singole amministrazioni.
Creare le condizioni per la pubblica amministrazione significa quindi sistematizzare le norme, renderle semplici, chiare, se necessario modificarle e offrire strumenti che permettano interpretazioni comuni. Significa attivare investimenti dedicati, un cambiamento organizzativo e una reingegnerizzazione di attività e processi che permetta di implementare e sfruttare tutti i vantaggi offerti dalle tecnologie.
Una volta create le condizioni nella società italiana, sarà possibile immaginare nuove relazioni fra istituzioni diverse e fra istituzioni, cittadini e imprese.
Fra amministrazioni pubbliche sarà necessario dare vita alla circolazione, fruibilità e condivisione dei dati, già obbligo normativo per lo più inattuato. Sarà inoltre necessario seguire il paradigma della collaborazione (e non competizione!), immaginando un sistema pubblica amministrazione unico che vince o fallisce tutto insieme e non pubbliche amministrazioni autarchiche (con propri progetti, proprie interpretazioni e diverse attuazioni). Un sistema omogeneo permetterà di dare centralità alla logica della best practice, senza costi e tempi che si moltiplicano irragionevolmente.
Nei rapporti che la pubblica amministrazione ha con cittadini e imprese significherà attenzione alla trasparenza e alla quantità e qualità dei dati pubblicati, ma anche al loro formato, seguendo la logica open data, che ha ricevuto recenti importanti riconoscimenti normativi che hanno permesso una razionalizzazione del processo di valorizzazione del patrimonio informativo pubblico: questi interventi normativi devono trovare attuazione concreta per realizzare effettiva trasparenza.
Significherà anche promuovere l’utilizzo di strumenti di interazione web 2.0 , “strumenti della realtà”, che le istituzioni devono utilizzare per un diverso approccio, atto a sfruttare i vantaggi del feedback di chi fruisce dei servizi. Tutto questo deve portare a una nuova cooperazione fra pubblico e privato che permetta ai dati di essere utilizzati dai privati per creare servizi innovativi, che le istituzioni potranno utilizzare proficuamente. Quindi si pone l’opportunità di utilizzare gli apporti di cittadini, della società civile, delle imprese, delle startup e spezzare la frattura fra mondo privato e pubblico. La stessa Europa in ambito di egovernment prevede come priorità l’empowerment dei cittadini e delle imprese, ossia il coinvolgimento e la produzione collaborativa di servizi, ad es. con il web 2.0.
Tutto questo si traduce nella creazione di una amministrazione aperta che si deve caratterizzare per alcuni elementi minimi necessari.
- Dal punto di vista dei sistemi dovrà essere un’amministrazione che implementi il cloud computing, che dà forma alla logica della pubblica amministrazione unitaria e collaborativa, permettendo risparmi in termini di costi. Dovrà inoltre servirsi di prodotti open source, che permettono economie e sono maggiormente flessibili al riuso. Riuso che deve essere utilizzato nel sistema pubblico come soluzione preferibile (insieme all’open source), perché più conveniente e atta a garantire un sistema più omogeneo nelle soluzioni che presenta.
- Per quanto riguarda i dati pubblici, partendo dalla considerazione che i dati sono della collettività e lì devono tornare, sarà un’Amministrazione che darà sostanza al paradigma degli open data, accompagnando questo con una grande attenzione alla sicurezza dei dati, fondamentale a creare la fiducia degli utenti, insieme a una comunicazione chiara che renda i dati comprensibili e riutilizzabili quanto più possibile dalla collettività.
- Infine l’amministrazione aperta garantirà nelle relazioni con cittadini e imprese attenzione alla customer satisfaction effettiva degli utenti in ogni momento del servizio erogato (quindi ex ante, durante l’erogazione ed ex post). I servizi saranno quindi co-progettati con la partecipazione degli stakeholders, cittadini e imprese. Sarà infine una pubblica amministrazione che utilizzerà le tecnologie per dare vita alla democrazia elettronica, nella consapevolezza che le tecnologie contribuiscono al coinvolgimento nei processi decisionali, al controllo democratico, alle iniziative dirette dei cittadini
La crisi impone un cambiamento di logiche e un lavoro comune da parte di tutti i soggetti della società. La circolazione e l’apertura dei dati consente di sprigionare creatività e intelligenza collettiva, promuovere collaborazione e condivisione, far immaginare soluzioni inedite. Le nuove tecnologie permettono di esprimere ingegno e creatività, principali materie prime italiane.
La creazione di un’amministrazione digitale aperta è pertanto fondamentale strategia da intraprendere per la crescita del Paese.