A volte è meglio essere invalidi per finta. “Questo è uno Stato in cui mangia chi deve mangiare: gli altri si scontrano con una realtà devastante. La cosa che fa più male è vedere che lo Stato, nei momenti più duri, non tuteli i suoi contribuenti più deboli”. Queste sono le parole di una ragazza che sa di cosa parla. Di una persona che si scontra ancora oggi – dopo diversi anni – con la dura realtà della burocrazia italiana. Lei si chiama Alessia e la storia che segue è la storia che sta vivendo adesso con sua madre.
A.L. è una donna. Nasce a Roma il 20 maggio del 1948 e lì vive. Fino al 2011 è un’operatrice scolastica. Poi, nel 2011, scopre di stare male. Ha il morbo di Parkinson. L’INPS il 4 febbraio dello stesso anno le riconosce l’invalidità al 100%.
Così A.L. fa richiesta per accedere ai benefici previsti dalle legge 104 del 1992 (la norma stabilisce diritti alle cure, permessi lavorativi, agevolazioni fiscali, integrazione scolatica e tutto quello di cui le persone disabili hanno diritto).
La scuola dove lavora questa signora le richiede di effettuare una visita dal medico collegiale della Commissione Medica di Verifica del Ministero dell’Economia e Finanze, in Via di Villa Fonseca. Questa è la prassi. La commissione, nel luglio 2011, decreta l’inabilità permanente al servizio d’istituto ed a qualsiasi “proficuo” lavoro in modo assoluto (segnatevi la parola proficuo). Così, a fine agosto, viene risolto il rapporto di lavoro con la scuola.
A questo punto l’INPDAP le riconosce tre mensilità di indennità per mancato preavviso, che, ad oggi (15 mesi dopo), non sono state ancora liquidate. E’ la burocrazia, bruttezza. Ma non finisce qui.
A.L. non avendo diritto alla pensione di vecchiaia contributiva chiede all’INPDAP, nel settembre 2011, la pensione di inabilità per i dipendenti pubblici. Passano mesi di solleciti, telefonate e visite dell’INPDAP, ma niente. Fino ad aprile 2012 quando la figlia di A.L. scopre che la pratica non era stata presa in considerazione poiché sul verbale della Commissione Medica di Verifica – quello che vi ho detto di tenere a mente prima – veniva riportata la seguente diagnosi: “inabilità permanente al servizio d’istituto ed a qualsiasi “proficuo” lavoro in modo assoluto”. Un “proficuo” di troppo che le costa caro. Se la diagnosi fosse stata “inabilità permanente al servizio d’istituto ed a qualsiasi lavoro in modo assoluto” tutto sarebbe cambiato. Basta infatti quel “proficuo” a non farle riconoscere il diritto alla pensione. E’ l’INPDAP, bruttezza.
Strana l’Italia. Paese in cui i falsi disabili riescono ad ottenere vitalizi e quelli veri, a causa di una parolina, patiscono l’ingiustizia della burocrazia sulla propria pelle. Paese in cui se sei disabile e non puoi lavorare in modo “proficuo” non ti becchi la pensione. Che è un po’ come dire che se sei incapace di procurarti da mangiare non ti viene riconosciuto il diritto ad alimentarti.
Oltre al danno la beffa. Quando A.L. fa richiesta per avere la liquidazione del TFR (trattamento di fine rapporto), sempre all’INPDAP per via telematica, si scopre che la pratica non è mai arrivata perché “la via telematica non funziona”. Tra una cosa e l’altra la scuola in cui lavorava questa signora viene accorpata ad altri istituti. Tutto il cartaceo inscatolato e stipato in un’altra scuola.
Ma non è finita. Il 23 ottobre 2012 A.L presenta a copia della documentazione. L’operatore, candidamente, le comunica che il TFR verrà liquidato dopo 24 mesi dal licenziamento. Motivo: sulla domanda viene indicata come causa di cessazione del servizio la dicitura “destituzione/licenziamento” anziché “inabilità”. E’ la burocrazia italiana, bruttezza.
Il capitolo INPDAP, però, non è l’unico. In questa storia c’è anche l’INPS. Come poteva non esserci. Ad oggi A.L. non ha ancora ricevuto neanche un pagamento della pensione di invalidità dall’INPS. Nonostante i moduli fossero stati presentati allo sportello di via Spegazzini in Roma, la posizione di questa signora non è stata ancora risolta.
Nel Paese dell’iperburocrazia accade anche questo. E’ la burocrazia, bruttezza.
Batman
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