Ecco che qualche giorno fa capito su un articolo che riporta uno sconcertante studio del Journal of Family Psychology fatto da un gruppo di ricercatori della University of North Carolina che per 10 anni hanno seguito 1300 donne alle prese con pannolini e pappe che dimostra (incredibile!!!) che le donne che seguono meglio i figli sarebbero quelle che lavorano part-time.
Quindi mamme in carriera ma allo stesso tempo mamme realizzate a casa con i propri figli!
Allora è questo il segreto?
Amiche, ma come abbiamo fatto a non pensarci prima?
Eh certo, perché lavorando part-time abbiamo la possibilità di mettere in pratica anni di studi, contribuendo al bilancio familiare, senza però rinunciare alla gioia di crescere i nostri figli!
Davvero?!
Non è finita qui perchè l’articolo dipinge altrimenti solo due figure di mamme possibili: da una parte ci sono le mamme a tempo pieno che sarebbero quindi irrinunciabilmente depresse, dall’altra le mamme workaholic che, drogate appunto di lavoro, non sarebbero in grado di “staccare”, trascurando quindi i propri figli con conseguenze devastanti sulla loro psiche.
Ecco che mi viene da dire una cosa: grazie Università del North Carolina.
Sì perché, se non fosse stato per te, noi donne italiane non ci avremo mai pensato. Noi che ci ostiniamo a soffrire volontariamente, noi che il part-time non lo chiediamo mai! A noi piace proprio soffrire, ci piace sentirci dire che ce lo possiamo scordare il part-time perché altrimenti rischieremo solo di diventare delle casalinghe (per giunta depresse) con il nostro full-time nelle mani del primo workaholic di passaggio.
Noi che ci inventiamo, rinventiamo e trasformiamo dieci volte pur di rimanere al passo, come diavolo abbiamo fatto a non pensare che il part-time era la soluzione?
Io che il part-time ce l’ho, che ho avuto la fortuna di lavorare con e per le mamme ottenendo di fare un lavoro che si può fare anche da casa vedo la mia fortuna negli occhi di chi non ce l’ha, tutti i giorni: fuori da scuola quando le altre mamme mi chiedono che lavoro faccio e mi raccontano a volte perfino con le lacrime agli occhi che lavoro facevano, quanto significava per loro, oltre allo stipendio che portavano a casa. La vedo nei racconti delle amiche che scappano dalle riunioni ancora in corso e corrono a casa con il cuore in gola pur di riuscire a mettere almeno a letto i propri figli con il terrore che forse da grandi non capiranno, di essersi perse qualcosa, di non aver fatto abbastanza.
Chi, come me, anche adesso, scrive sul pavimento mentre i bambini fanno il pisolino fa quello che può. La vita delle donne, delle mamme è una, è cento, facciamo tutto, nessun lavoro, dieci diversi, facciamo niente, facciamo comunque e sempre il possibile mettendo al primo posto tutto tranne noi stesse. Molto difficile che la nostra vita, così come è, sia frutto di una nostra scelta egoista. Forse lo sappiamo solo noi, forse i nostri figli non ci capiranno mai, forse. O forse no.