Dopo la puntata di Report di domenica scorsa è successo il finimondo all’interno dell’Italia dei Valori, ma la goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata la successiva intervista di Antonio Di Pietro rilasciata al Fatto Quotidiano in cui ha annunciato la morte del partito. Le prime reazioni sono state durissime. Lei appena letta l’intervista cosa ha pensato?
Report è una delle migliori trasmissioni della RAI, ho personalmente firmato la petizione perché non chiudesse. Ma anche i migliori sbagliano. In quella trasmissione sono state dette una marea di sciocchezze e inesattezze. Sono certo che la Gabanelli darà spazio alle rettifiche, altrimenti ad essere messa in dubbio è la stessa autorevolezza della trasmissione. Antonio Di Pietro con l’intervista al Fatto Quotidiano ha voluto fare una grande provocazione e rilanciare un progetto politico davvero alternativo in grado di mettere insieme le sensibilità sociali di questo paese come legalità, lavoro e partecipazione dei cittadini. Un progetto alternativo al governo Monti e al quasi certo Monti bis. Per chi è credente dopo la morte c’è sempre la resurrezione. Ed io ho interpretato l’intervista del Presidente Di Pietro come una resurrezione e non come una orazione funebre.
Come interpreta le parole del suo capogruppo alla Camera, Massimo Donadi, che accusa Di Pietro e il suo modus operandi di zapatismo e di berlusconismo e l’annuncio fatto dallo stesso di voler lasciare IdV? Che seguito avrà Donadi?
A parte che Emiliano Zapata rappresenta per il Mexico il movimento di liberazione dei contadini dalla tirannide dei latifondisti terrieri. Mi meraviglia Donadi, il quale nasce con l’IDV ed arriva in parlamento grazie all’IDV e ad Antonio Di Pietro. Mi chiedo dove è stato fino ad ora. Massimo Donadi nel gruppo è seguito da una minoranza di vecchi tromboni democristiani e personaggi riciclati, che occupano abusivamente l’IDV. La base invece chiede un partito libero da zavorre e dai trasformisti. Paradossalmente l’uscita di Donadi potrà contribuire a fare pulizia nel partito. Berlusconi e il berlusconismo restano per noi i nemici da abbattere. Berlusconi è uscito di scena, ma non è uscito di scena il berlusconismo che sono i conflitti d’interesse, l’interesse pubblico sottomesso all’interesse privato, l’illegalità. Per questo motivo abbiamo ancora bisogno di Antonio Di Pietro. Altro che declino.
Lei ha chiesto le dimissioni di Massimo Donadi e un altro componente del suo partito, Gianni Vattimo, dice che l’attuale capogruppo IdV alla Camera vuole fare la DC. Nelle Marche, ad esempio, governate con l’UDC ed eravate tutti d’accordo.
Ho chiesto le dimissioni di Massimo Donadi perché siamo entrati in un pericoloso corto circuito. Un Presidente di gruppo parlamentare spende il suo tempo per sparare a palle incatentate al Presidente del partito dimenticando il proprio ruolo. Se vuoi farlo quanto meno libera il gruppo da questo imbarazzo. Il gruppo rischia di andare allo sbando e in questi anni Donadi non lo abbiamo visto molto impegnato nei lavori della camera. Per fortuna c’era Antonio Di Pietro che in determinati momenti del dibattito ha saputo indirizzare l’azione politica e istituzionale dell’IDV. E’ vero in alcune regioni governiamo con l’UDC ma credo che questo sia un errore che paghiamo in termini di consenso elettorale e di credibilità. L’IDV deve abbandonare i tatticismi e costruire una prospettiva ambiziosa di alternativa per il paese, deve dare speranza, proporre il ricambio della classe politica. L’acqua e l’olio insieme non si mescolano.
Fino a poche settimane fa sostenevate la “foto di Vasto”, quella che ritraeva Bersani, Vendola e Di Pietro e che consacrava un alleanza PD-IDV-SEL, ora avete cambiato strada ricorrendo Beppe Grillo e il suo MoVimento 5 Stelle. Perché?
La foto di Vasto non l’abbiamo stracciata noi, ma altri e in modo particolare il PD che ha deciso di fare accordi con l’UDC e i moderati. PD, PDL e UDC non riescono a trovare la quadra sulla legge elettorale, perché non sanno come buttare fuori dal parlamento l’IDV e il Movimento 5 stelle. Nel nostro paese sta accadendo qualcosa di grave, che c’è chi lavora per ripresentare anche nella prossima legislatura lo schema Monti a prescindere dalla volontà degli elettori. In Sudamerica le chiamano dittature. Beppe Grillo fa quello che per quindici anni abbiamo fatto noi fuori dal palazzo e dentro il palazzo. Non è difficile ritrovarsi pertanto con il Movimento 5 stelle sulle battaglie per la legalità, per la trasparenza, per il ricambio della classe politica.
Grillo propone Di Pietro Presidente della Repubblica, Padellaro dice “perché no” e intanto prende forma un alleanza tra IDV e M5S che, secondo autorevoli sondaggisti (Mannheimer, Piepoli e Weber), potrebbe arrivare al 30%, percentuale intorno alla quale si attesta attualmente il Partito Democratico. Cosa pensa di questa probabile alleanza con i grillini?
Di Pietro Presidente della Repubblica significherebbe aver compiuto fino in fondo l’analisi su tangentopoli e riconosciuto il sistema corrotto dei partiti. I partiti infatti hanno reagito terrorizzati. Non sono nella testa di Di Pietro e Grillo, tuttavia le reputo persone intelligenti e consapevoli che il paese con loro ha l’ultima opportunità per un vero cambiamento. La rinuncia a parte della propria identità potrà servire a costruire una proposta politica alternativa, che mette insieme esperienze dirompenti come la FIOM, il movimento ambientalista, l’IDV, il M5S e tutto ciò che resta fuori dai partiti. Sarebbe una proposta di grande novità in alternativa al consociativismo di Monti.
La base del MoVimento 5 Stelle è contraria ad alleanze con i partiti, qualsiasi esso sia, perché snaturerebbe il loro movimento. Come crede che evolverà la questione?
Il M5S sta discutendo. Beppe Grillo ha fatto una provocazione proponendo Antonio Di Pietro alla Presidenza della Repubblica mi sembra che il web abbia risposto molto positivamente. Ogni soluzione però ha bisogno di tempi e di essere metabolizzata. Leggo dai giornali che il M5S si è spaccato e che l’IDV è divisa. In realtà sono in agitazione quelli che rischiano di perdere la poltrona, che vedono mettere a rischio il loro futuro politico. Per il resto la nostra forza deriva dalla voglia di cambiamento dei cittadini. In Sicilia il 53% non ha votato. Il 22% ha votato Beppe Grillo e Di Pietro. Cosa resta agli altri partiti? Sono ormai una minoranza nel paese.
Lei, sul suo profilo Facebook ha recentemente scritto, dopo la puntata di Report, che stanno facendo pagare a Di Pietro gli attacchi al Quirinale. Cosa intendeva con quella frase? Chi sta facendo pagare all’ex pm gli attacchi al Colle e per conto di chi?
Non credo ai complotti, ma credo alle coincidenze. Certo mi sorprende la tempistica con cui Di Pietro è stato mediaticamente linciato senza uno straccio di novità, ma utilizzando vecchie notizie che giudici hanno già definito polpette avvelenate con relative condanne per calunnia. Si dice che tre indizi fanno una prova. E i tre indizi sono: i rapporti del Quirinale con Massimo Donadi; il Quirinale e la trattativa stato-mafia; la richiesta pervenuta dal PD di chiedere scusa al Quirinale in cambio dell’accordo. Credo sia più che sufficiente.
I sindaci intanto, Luigi De Magistris e soprattutto Leoluca Orlando, si schierano. Il primo dice che Di Pietro deve aprire una nuova stagione, magari con la sua Lista Arancione, mentre il Sindaco di Palermo dichiara che “L’IDV è finito. E’ morto”. Come commenta queste esternazioni?
Luigi De Magistris per parlare dell’IDV deve prima iscriversi, mi sembra il minimo. Altrimenti lui rischia di passare per uno dei tanti sciacalli che vogliono mettere le mani sul tesoretto elettorale dell’IDV. Non credo che De Magistris sia nelle condizioni di fare in poche settimane quello che Di Pietro ha fatto in quindici anni, non ha la stessa storia. Quella di De Magistris è una proposta di breve respiro, dal fiato corto, è una lotta di potere. De Magistris però non deve dimenticare cosa il partito ha fatto per lui candidandolo a sindaco di Napoli. Orlando invece credo voglia ragionare su un progetto più ampio rinnovando l’IDV. Certo mi sarei aspettato da Orlando un risultato migliore in Sicilia, dopotutto in Sicilia l’IDV è Orlando.
Come mai tre esponenti di punta come Donadi, De Magistris e Orlando hanno commentato in questa maniera le ultime vicende. Forse, soffrono la gestione alquanto padronale del partito da parte di Antonio Di Pietro, come qualcuno dice?
Farei la domanda opposta. Ma chi sarebbero questi tre personaggi senza Antonio Di Pietro? Certo il partito dell’IDV è fortemente leaderistico, ma quando ci siamo entrati sapevamo in quale casa andavamo ad abitare. Mi sorprende che qualcuno se ne accorga dopo dieci anni. Evidentemente in questi anni hanno dormito. Se questo progetto leadiristico non ti piace puoi sempre cambiare, e l’offerta politica in giro c’è.
Oltre alle vicende finanziarie uscite in questi ultimi giorni i problemi di IDV si verificano anche da un punto di vista strettamente politico. Infatti, ritornando alla gestione padronale del partito, Di Pietro qualche anno fa in un botta e risposta con Paolo Flores D’Arcais tra le pagine del Fatto Quotidiano promise che da lì a poco avrebbe tolto dal simbolo il suo nome. Come mai non se ne fece nulla?
Antonio Di Pietro non è coinvolto in alcuna vicenda finanziaria. Quelli dell’IDV che sono risultati coinvolti li abbiamo allontanati dal partito. Questo momento può essere l’occasione per fare un po’ di pulizia all’interno del partito liberandoci da malfattori, trasformisti e zavorre. Il nome di Di Pietro nel simbolo è un finto problema, i cittadini vogliono sapere quali soluzioni dai ai loro problemi. Tuttavia lo stesso Di Pietro ha annunciato per il prossimo congresso l’eliminazione del nome dal simbolo, ma prima di eliminare il nome di Di Pietro vanno eliminati i tanti berlusocnismi che hanno infiltrato anche l’IDV.
In conclusione, come vede il futuro dell’Italia dei Valori?
Il futuro dell’IDV lo vedo vivo e dinamico, all’interno di un grande progetto di cambiamento per il paese vicino ai cittadini. E’ nostro dovere comprendere cosa sta accadendo nel paese. E nel paese c’è una rabbia incontenibile contro la politica del palazzo fatta da parlamentari ormai morti, contro l’arroganza del potere, contro la malapolitica. A tutto questo dobbiamo dare risposte e sono certo che l’IDV ci sarà ancora in prima linea, insieme ai cittadini.