Tiè!Promesse di governi “rosa”: e dovrebbe rassicurare noi donne?

Tanti anni fa ho lavorato, in momenti diversi, per due deputati: un uomo e una donna. Mi occupavo dell'ufficio stampa, curavo i loro siti e inviavo comunicati stampa a manetta. Con entrambi intratt...

Tanti anni fa ho lavorato, in momenti diversi, per due deputati: un uomo e una donna. Mi occupavo dell’ufficio stampa, curavo i loro siti e inviavo comunicati stampa a manetta. Con entrambi intrattenevo un rapporto piuttosto asettico, il che è un’ottima cosa in certi ambienti. Non posso dire che la collaborazione con l’onorevole donna fosse facilitata dall’appartenere allo stesso genere. Tale era la distanza tra noi: culturale, formativa, sociale. Il fatto che fosse donna era del tutto irrilevante.

Entrambi avevano un partner ufficiale e uno ufficioso: in questo vi era perfetta simmetria, stili di comportamento simili, codici indistinti. Solo che il deputato aveva anche dato un incarico di responsabilità alla partner “informale” (e teneva in piedi in perfetto equilibrio, almeno apparente, le due situazioni) mentre la deputata aveva scelto il proprio compagno “in seconda”, fuori di lì: potente, potentissimo. E a un certo punto lasciò anche il fidanzato ufficiale per lui: storia importante, dunque, ma votata alla clandestinità.

La fine della mia collaborazione con il deputato fu l’esito scontato di un mobbing ostinato, rivoltomi a intervalli regolari come la tortura della goccia cinese, dall’amante-assistente. Il mio lavoro per la deputata si interruppe per mia volontà, per noia.

I rapporti tra maschi e femmine, anche quelli professionali (soprattutto?) sembra che quasi mai riescano ad essere “neutrali”: prima o poi, finiscono per “colorarsi”, anche per via di interferenze esterne. E sconfinare: rancori, intrecci strani, condizionamenti.

Ho ricordato e riflettuto su questo, ieri, mentre leggevo dell’affare Petraeus e ascoltavo, dopo, le dichiarazioni d’intenti dei candidati alle primarie Pd sulla necessità di formare governi con molte donne al loro interno.

Il caso del generale della Cia, naturalmente, è molto più intricato, tanto da far pensare che a noi sia stato dato in pasto solo la superficie “rosa”, i cui particolari sono degni di un Harmony un po’ rinforzato (e in cui le femmine si fanno la guerra per vincere il maschio/trofeo).

Mentre le compiaciute (e magari sincere) dichiarazioni dei Fantastici quattro (perché la Puppato non ne aveva bisogno), sulla necessità di nominare ministre, oltre ad aprire la caccia al voto femminile, hanno fatto riemergere un antico e ben radicato fastidio: quello sollecitato dalla convinzione, diffusa tra noi donne, secondo cui un governo più rosa debba farci sentire automaticamente più rassicurate. E meglio rappresentate: che sciocchezza!

Va da sé: un uomo capace mi rappresenta meglio di una o più donne messe lì a testimoniare che esistiamo anche noi. E’ vero: io odio gli uomini che odiano le donne. Ma non è che quando fingono di amarle, mi senta sollevata.

Io non voglio una fetta di torta tagliata da altri. Tanto meno una fettina.

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