La storia che vi racconto oggi può sembrare di fantasia. Purtroppo non lo è. Narra di Valerio, poco più che ventenne, e le sue vicissitudini con una nota compagnia di assicurazioni: la Allianz. Tutto quello che vi scrivo è documentato.
I FATTI
Sono le 23.20 della sera del 16 ottobre 2011. Valerio è sul suo Sh 300 in via Ozanam (zona Monteverde). Valerio procede verso casa quando viene travolto da una macchina che arriva, senza frenare, da un incrocio con dare precedenza.
L’impatto è sconvolgente. Il ragazzo ha una gamba rotta. Perde la quasi totalità dei denti. La parte destra del volto, mascella inclusa, completamente spappolata. Gli interventi chirurgici lo salvano, ma vivrà per sempre con il viso deformato sul lato destro,
cicatrici su volto e collo, e non riuscirà più a parlare come una volta.
Passano poco meno di sei mesi e – come è prassi che sia – il ragazzo viene mandato da un medico legale dell’Allianz, per quantificare i danni fisici subiti. L’esame dal dottore porta a un risultato chiaro: la sua invalidità è pari al 65%. Un danno biologico, questo, scusate la brutalità, quantificabile in più un milione di euro.
Poi il colpo di scena. Il rapporto è inviato alla sede centrale della compagnia di assicurazione dove il medico centrale prende in mano la pratica. Poco dopo a Valerio arriva una lettera dell’Allianz in cui è scritto che il suo danno biologico è del 35% e non solo. Valerio – sostiene la compagnia – al momento dell’incidente non avrebbe portato il casco. Gli viene inviato un assegno da circa 200mila euro.
Il ragazzo resta basito. Non crede a quello che legge. In fondo è difficile capire come un medico che neanche ti ha visitato possa dimezzarti l’invalidità e dire che non avevi il casco. E poi – ed è per questo che parlo anche di soldi – certe cifre appannano la vista. Soprattutto se non si ha ben chiaro quanto si abbia ragione (o quanta non se ne abbia).
A questo punto Valerio è confuso, ma lo studio specializzato a cui si è affidato (la Professional and Partners Group di Roma) il cui direttore generale, è Raffaele Gerbi, vuole andare in fondo alla questione. I documenti della Polizia Municipale e le foto, però, parlano chiaro: il casco c’era. Così, Gerbi, chiede ad Allianz che il ragazzo sia rivisitato dal loro miglior medico per stabilire una definitiva percentuale di danno biologico. La compagnia dà l’ok: si va a Milano. Quando il miglior medico della compagnia visita Valerio il verdetto è chiaro: invalidità al 65%. E così si riparte da dove si era cominciato.
L’Allianz invia un assegno di poco inferiore di 900 mila euro al ragazzo che, ora, vede riconosciuti i suoi diritti. Si tratta di un risarcimento provvisorio dato che, secondo il consulente di Valerio, questa cifra potrebbe raggiungere oltre un milione di euro.
PERCHE’ QUESTA STORIA?
Il motivo per cui vi racconto questa storia è però un altro: quanti sono i Valerio in giro che rischiano di cadere in una beffa del genere. C’è davvero il rischio che qualche compagnia di assicurazioni provi a risparmiare sulla vita altrui? Spero di no. Ma se ci fossero altri casi di questo genere vi prego di segnalarmeli e documentarmeli. Al momento ne ho qualcun altro per le mani, ma prima di dare organicità a quest’inchiesta provo a lanciare quest’amo.
COSA DICONO GLI OPERATORI DEL SETTORE?
Stamattina sono stato ad un convegno, a Roma, sull’argomento. Ho parlato con medici legali, avvocati e rappresentanti del settore. Tutti quelli con cui ho parlato hanno sostenuto la tesi che, probabilmente, si sarebbe trattato di un errore. C’è poi chi, come il medico legale Luigi Mastroroberto (da 35 anni nel settore), evidenzia come “in Francia”, in materia di microlesioni,”con un volume di traffico uguale al nostro vengono denunciati 200mila feriti l’anno. In Italia con lo stesso volume di traffico viene denunciato 1milione di feriti l’anno. Questo spread di 800mila feriti dà la misura di quanto in Italia accade di diverso dalla Francia”.
Per i danni maggiori, come è invece quello di Valerio, è una giungla. Ogni città ha le sue tabelle. Milano fa da riferimento, ma la verità è che mancano le tabelle. “Se esistesse la certezza di quanto valga il macrodanno”, afferma Massimo Congiu presidente di Unapass (Unione Nazionale Agenti Professionisti di Assicurazione), “le compagnie riuscirebbero a metterlo in tariffa. Anche in tal senso potremmo prendere spunto da altri Paese europei”.
Batman
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