La mia banca non funziona più. Ho continui problemi nel reperimento dei dati on line, nella funzionalità del sistema nel suo insieme. E’ una banca milanese, fino a poco tempo fa assistita da una sua antica, forse un tantino bigia efficienza, frutto evidente di antiche impostazioni, di antiche conduzioni. Oggi non è più così. Non vado molto spesso allo sportello, ma quando mi è capitato di andarci di recente, ho visto come tutto è cambiato nell’ultimo trentennio. Non più l’antico e sobrio decoro meneghino, ma arredi polverosi, cartacce attaccate dappertutto, impiegati svogliati, quell’aria da fine impero, da inizio della catastrofe. La banca è del tipo “popolare” ad azionariato diffuso controllata dai soci dipendenti e dai correntisti azionisti, nei fatti dai sindacati dei dipendenti. (Quando vedete Bonanni in tivù sappiate che vi trovate davanti a uno dei più potenti uomini d’Italia. Dovrebbe stare tra i datori di lavoro piuttosto che tra i rappresentanti dei lavoratori, poiché controlla in maniera informale – senza risponderne direttamente, ossia in termini di responsabilità personale -, interi comparti della società italiana).
Ora, che un’organizzazione, sia essa una famiglia, una banca, un’intera società, cominci a disintegrarsi e lentamente a declinare fino alla sua estinzione, è un fatto naturale e ampiamente sondato ormai dai romanzieri e dai sociologi. Spesso il lento declino inizia con la selezione non solo “fuori” dal merito e dalle competenze, ma deliberatamente “contro” di essi, della sua classe dirigente, dei suoi capi. Ossia “scientemente” l’organizzazione ormai in disfacimento emargina il merito e le competenze, perché i capi, selezionati con tutt’altri criteri (infiltrazioni dall’esterno di “organigrammi informali”, poteri occulti, malavita addirittura visto che siamo in Italia) temono questi fattori, sanno che fanno parte della “ragione” e del tempo lungo aziendale mentre loro vivono nella logica della “forza” e nel tempo breve della spoliazione e della depredazione sistematica.
Che sia il “saturnismo” delle classi dirigenti uno dei fattori principali della decadenza di un’organizzazione come anche degli Imperi addirittura, è fatto che è entrato finanche nella coscienza popolare, la quale con il suo linguaggio figurato si spiega questo fenomeno con il motto: “il pesce puzza dalla testa”. Ma è anche la tesi sulla fine dell’Impero romano, nientemeno, sì, di Otto Seeck autore di una storia della decadenza del mondo antico come “Ausrottung der Besten” “l’eliminazione dei migliori”, ossia il lento disfacimento della élite romana, quella che aveva condotto una piccola città di pastori nata attorno al Palatino (che chiamava “pecunia”, da pecora, il denaro!) a conquistare tutto il mondo allora conosciuto.
Comunque la pensiate sulla forza delle élite o su quella delle masse, è facile comprendere che le masse senza capi (dai tempi di Mosè) sono cieche: che compito di ogni società è pretendere i “migliori” al governo delle cose, i migliori che non sono i più rapaci e i più darwinianamente adatti, i maschi “alfa” che hanno distrutto Wall Street e l’economia mondiale, ma i Pericle, i kalòs kai agathos, gli uomini armonicamente dotati di forza certo, ma anche di intelligenza, sagacia, discrezione (in senso rinascimentale, come capacità di discernere con dirittura e conformemente alla opportunità), abilità e capacità. Non solo l’hardware della forza del leone, ma il software dell’astuzia della volpe, della ragione sottile. Non solo esprit de géometrie, ma anche esprit de finesse.