Articolo di Roberto Saviano su L’Espresso sulle Pussy Riot, qui l’originale, di seguito alcuni stralci (in neretto) commentati:
“Pussy Riot è un nome lezioso che fa sorridere e ispira tenerezza. “La rivolta delle gattine” è il nome di un collettivo russo femminista politicamente impegnato che agisce sotto anonimato”.
Oddio, le gattine… Sotto anonimato? Ma se sono anni che si fanno intervistare con nome e cognome (sia all’inizio quando il gruppo Voinà era unito, sia quando si è scomposto, nell’ala pietroburghese e moscovita). Sono diventate pure un marchio con tanto di copyright.
“A febbraio 2012 tre donne del gruppo sono state arrestate per aver messo in scena un’esibizione non autorizzata contro Putin”.
A dire il vero sono state arrestate perché hanno fatto irruzione in una chiesa, disturbando un rito religioso e offendendo i fedeli.
“Sono state processate e condannate per teppismo premeditato, motivato da odio verso la religione. Un reato che da noi verrebbe punito al massimo con una multa in denaro”.
Sono state condannate perché in chiesa non si può fare gazzarra, disturbare la preghiera e definire il patriarca un cane. Se uno prova a fare lo stesso nel duomo di Milano rischia molto di più di una multa, secondo il codice penale almeno questo:
Art. 405 Turbamento di funzioni religiose del culto di una confessione religiosa
“Chiunque impedisce o turba l’esercizio di funzioni, cerimonie o pratiche religiose del culto di una confessione religiosa, le quali si compiano con l’assistenza di un ministro del culto medesimo o in un luogo destinato al culto, o in un luogo pubblico o aperto al pubblico, è punito con la reclusione fino a due anni. Se concorrono fatti di violenza alle persone o di minaccia, si applica la reclusione fino a tre anni”.
“Inutili i tentativi di far restare le madri di due bambini piccoli nel carcere di Mosca dove avrebbero potuto vedere i loro figli“
Pietismo fuori luogo per le madri artiste qui impegnate nell’orgia anti Medvedev (2008) del gruppo Voinà, allora ancora unito. Nadia Tolokonnikova è quella incinta. Saviano probabilmente si riferisce a questo quando scrive di “performance estemporanee come provocazioni politiche”.
“Sarebbe imminente l’uscita del film documentario sul gruppo e già sotterranea arriva l’accusa di aver fatto tutto per tornaconto personale”.
Beh, è da quando Voinà si è sdoppiato che vanno avanti a scannarsi tra di loro per chi arriva più in alto. Di sotterraneo in tutto il caso non c’è veramente nulla. E il marchio Pussy Riot non é stato registrato da Putin.