Una figlia come teSOS allattamento, la rete della Leche League

Seno o biberon? Quando nasce un bambino, e una mamma, i primi dubbi riguardano l’alimentazione del neonato. Decidere tra allattare o utilizzare preparati artificiali non sempre è una scelta scont...

Seno o biberon? Quando nasce un bambino, e una mamma, i primi dubbi riguardano l’alimentazione del neonato.

Decidere tra allattare o utilizzare preparati artificiali non sempre è una scelta scontata, “eppure le indicazioni dell’Organizzazione mondiale della sanità sono chiare – spiega Daria Oliva, consulente della Leche League italiana – nei primi sei mesi di vita i neonati dovrebbero essere nutriti esclusivamente con latte materno e le strutture sanitarie dovrebbero informare tutte le donne in gravidanza dei relativi vantaggi”.

Sono tanti i fattori che interferiscono nel delicato equilibrio del rapporto mamma-neonato nei primi giorni dopo la nascita. A parte rarissime patologie che rendono impossibile l’allattamento, i problemi più frequenti riguardano il distacco dal bambino dalla mamma (spesso portato al nido e tenuto lì) e la mancanza di informazioni sul meccanismo di produzione del latte, che viene stimolato solo con la suzione e non aspettando la montata lattea. Elementi oggettivi e soggettivi in grado di interferire con il corretto funzionamento degli ormoni e addirittura bloccare i riflessi nervosi su cui si basa la produzione del latte materno. “A volte le difficoltà maggiori sono nel partire – prosegue Oliva – per questo la nostra associazione offre gratuitamente sostegno alle donne che vogliono allattare. Le consulenti sono tutte mamme volontarie: una scelta dettata dal desiderio di creare un tipo di rapporto personale, non siamo medici e non offriamo consulenza medica ma organizziamo incontri mensili, rispondiamo al telefono e alle e-mail”.

La Leche League nasce negli Stati Uniti negli anni Cinquanta. Gruppi di mamme che si incontrano al parco per condividere dubbi, timori, storie personali. Il progetto italiano parte nel 1979 e oggi 140 consulenti offrono informazioni e aiuto a chi vuole sapere di più sull’allattamento. Non esiste uno stereotipo tradizionalista né progressista: ci sono consulenti vegetariane, amanti del McDonald’s, musulmane, agnostiche e affezionate di Prada. Ognuna con la propria personalità e tutte con un unico scopo: sostenere le donne che vogliono fare una scelta informata o che si trovano in difficoltà.

“Le attività sono finanziate attraverso raccolte fondi, donazioni per le nostre pubblicazioni, 5 per mille, abbonamento alle nostre riviste – spiega Oliva – L’importante è esserci, perché le domande delle mamme, soprattutto quelle alla prima esperienza, sono tante e diverse tra loro”.

“Ad esempio in pochi sanno che a poco più di mezz’ora dalla nascita il neonato ha già l’istinto di attaccarsi al seno per mangiare, ma per mettere in sintonia mamma e bambino ci vogliono circa sei settimane e in questo periodo non bisogna scoraggiarsi. Insegnare al bebè ad attaccarsi a tutta l’areola e non solo al capezzolo, poi, può essere fondamentale nella prevenzione di disturbi come le ragadi. Queste informazioni sono non solo empiriche, ma basate su studi scientifici e in ogni caso utili a chi non ha mai allattato un neonato al seno e vuole farlo al meglio”.

Ma c’è un rischio che questo legame “alimentare” si trasformi in un legame psicologico morboso? “Per quanto riguarda l’allattamento prolungato e lo svezzamento noi consulenti offriamo sostegno e informazioni specifiche. In ogni caso mi chiedo perché gli effetti dell’allattamento sulla psicologia di un bambino dovrebbero essere negativi? Crediamo che la morbosità possa derivare da fattori diversi dall’allattamento, che è invece una cosa naturale e fisiologica. Spesso sono i bambini stessi a staccarsi quando è il momento, anche quando la mamma non vorrebbe”.

Secondo l’indagine quinquennale Istat “Condizioni di salute e ricorso ai Servizi sanitari” del 2008, 4 mamme italiane su 5 allattano al seno il proprio bambino ma solo una su due comincia entro un’ora dal parto, come raccomandato dall’Oms. Il livello d’istruzione, l’informazione e la partecipazione ai corsi di accompagnamento alla nascita aumentano queste percentuali tanto che oggi in Italia c’è una buona quota di donne che allattano, inferiore rispetto ad altri Stati europei ma più alta al confronto con i Paesi in via di sviluppo.

“Poi c’è la questione della pubblicità – conclude Oliva – nonostante i protocolli dell’Unicef vietino gli spot e l’offerta gratuita di prodotti alternativi al latte materno (articolo 5 del Codice internazionale sulla commercializzazione dei sostituti del latte materno), nella valigetta di dimissioni regalata in ospedale spesso viene inserita una confezione di latte in polvere. È in questo contesto che si inserisce il lavoro della Leche League, per dare alle mamme una serie di strumenti che possano aiutarle a fare scelte consapevoli e soprattutto autonome”.

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