La Fantascienza è adesso#thereturn, la campagna Adidas che non abbandona D.Rose

Il 2 Ottobre 2008 i Chicago Bulls debuttano in casa, prima partita della regular season di Nba. Fa il suo esordio il rookie prima scelta del draft. Nell'Nba non puoi crearti un tuo personale vivai...

Il 2 Ottobre 2008 i Chicago Bulls debuttano in casa, prima partita della regular season di Nba. Fa il suo esordio il rookie prima scelta del draft. Nell’Nba non puoi crearti un tuo personale vivaio, tutti i giovani provengono dall’Ncaa, la lega dei college americani. Più hai fatto male durante la stagione più hai la possibilità di ingaggiare i migliori giovani. Le prime scelte le prendono le squadre che non sono riuscite ad accedere ai playoff, ad esempio per scegliere a chi andrà la prima scelta assoluta si estrae un biglietto da un’urna. Le squadre peggiori della stagione hanno un numero maggiore di biglietti con su scritto il nome della squadra dentro l’urna, quindi hanno più possibilità.

Chicago in quel 2008 aveva solo l’1,7% di possibilità di aggiudicarsi la prima scelta, eppure ci riesce, il rookie più promettente dell’Ncaa va a giocare a Chicago ed in quell’esordio allo United Center venne presentato così “Ladies and gentlemen, from Chicago, at guard, number one, Derrick Rose!”, la folla è in delirio.

Solitamente si dice da che college provenga il rookie, invece lo speaker dei Bulls pensò bene di sottolineare dove fosse nato e cresciuto il nuovo playmaker. Rose è di Chicago e se nel calcio sembra quasi naturale giocare agli inizi nella propria città, non lo è per niente nell’Nba. Con il sistema dei draft non puoi scegliere dove voler andare.

Derrick è un play esplosivo, brucia gli avversari con il primo passo ed una volta che parte in penetrazione è quasi impossibile fermarlo: ha palleggio, forza atletica ed un’incredibile elevazione. Derrick è il play che, dopo essersi liberato di quattro avversari, gli schiaccia in faccia.

Derrick è il play che, dopo essersi liberato di quattro avversari, gli schiaccia in faccia. Agli inizi però peccava nel tiro, un’estate decide di mettersi sotto e così diventa anche un buon tiratore da tre e difficilmente sbaglia i tiri liberi. Molti playmaker decidono di migliorare il proprio tiro solo quando l’atletismo viene meno, Rose no. Così diventa anche quello che a pochi secondi dalla fine piazza la tripla per la vittoria.

Derrick è umile, non si pavoneggia mai, neanche vuole stare troppo i riflettori. Il suo unico obiettivo è riportare il titolo a Chicago, giusto dieci anni prima del suo debutto Jordan e compagni vinsero l’ultimo anello dei Bulls. Rose conosce Michael: per un periodo, uscendo con la sorella gemella della ragazza di uno dei figli di MJ, ha frequentato casa sua giocando anche con lui.

E’ un peso enorme quello che porta Rose, ma lui è così concentrato sul suo obiettivo che sembra non sentirlo, la mano di Derrick non trema mai.

Difatti nella stagione 2010/2011 vince il titolo di Mvp (miglior giocatore della stagione), aveva solo 22 anni ed era il più giovane Mvp di tutti i tempi. I suoi Bulls arrivano in finale di Conference ed alla fine si arrendono ai Miami Heat di Lebron James e Dwayne Wade. I Chicago erano obiettivamente inferiori agli Heat per quanto concerne le individualità, ma Rose in una conferenza stampa si prende tutta la responsabilità. Dopo una stagione stratosferica Derrick abbassa la testa e si prende anche colpe non sue. Adesso fate mentalmente un breve confronto con i nostri cari calciatori che danno sempre la colpa all’allenatore o ad altri fattori esterni, poi traete le vostre conclusioni.

Nell’ultima stagione Rose tira avanti tra infortuni, fino ad arrivare alla prima gara di playoff contro i Sixers di Philadelphia. Derrick parte per una delle sue solite penetrazioni devastanti e cade giù, rottura del legamento crociato anteriore del ginocchio sinistro, stagione finita. La diagnosi è di mesi e mesi lontano dal campo, se va bene Rose tornerà a giocare a febbraio del 2013, altrimenti salterà l’intera stagione.

L’Adidas, suo sponsor tecnico, decide di non abbandonarlo e produce questo spot.

Nel video c’è anche l’hashtag “#thereturn”, l’Adidas pubblica regolarmente dei video che seguono il recupero dall’infortunio del play di Chicago, i tweet con l’hashtag #thereturn vengono messi alla fine dei vari video settimana dopo settimana.

Ma perché creare un’intera campagna su di un giocatore infortunato? Cosa rende Rose così speciale?

Derrick proviene da Englewood, uno dei quartieri più malfamati di Chicago, senza l’aiuto della madre, a cui ha dedicato il premio di Mvp, ed il controllo dei fratelli, molto probabilmente sarebbe finito a far carriera nel mondo della droga anziché nella Nba. Grazie a loro riesce ad uscire da quel mondo ed a migliorare la propria vita e quella della propria famiglia. Per Rose sono le persone più importanti, quelle che ti staranno sempre accanto.

Questo suo forte legame con la famiglia e la sua Chicago lo portano ad essere un esempio ed adorato da tutti, tifosi dei Bulls e non. Derrick non va mai sopra le righe, è benvoluto per la sua grande umiltà e il forte radicamento alle proprie radici. Sono in molti gli afroamericani che raggiunti livelli di ricchezza prima impensabili si perdono, finiscono per ricoprirsi d’oro e scordarsi da dove vengono e chi sono, lui no.

Ultimamente sto notando un cambio di tendenza, prima erano gli sportivi eccentrici ad attirare maggiormente le grandi aziende di materiale sportivo. Emblematico è, per quanto mi riguarda, il caso di Andre Agassi. Negli anni 90 il mondo del tennis era dominato dalla rivalità tra il suddetto Agassi e Pete Sampras. Molti di voi conosceranno il primo, molti di meno il secondo, eppure Pete solo recentemente è stato superato da Federer in quanto a vittorie e record personali.

Sampras era ed è il più grande tennista di tutti i tempi, solo Federer ha fatto meglio. Certo anche Agassi ha vinto molto ed è stato il primo tennista da fondocampo offensivo, definizione che prima di lui suonava quasi come un ossimoro. Ma se guardate una qualsiasi delle sfide Agassi Sampras, specie quelle agli Us Open o a Wimbledon, vi renderete conto di quanto Pete fosse un giocatore estremamente spettacolare, potreste innamorarvi del tennis guardando le sue volée, i suoi tuffi sotto rete, i suoi violenti servizi. Ma fuori dal campo non era personaggio come Andre Agassi, il quale però in campo non aveva le giocate di Pete.

Rose assomiglia molto più a Sampras che ad Agassi, forse siamo arrivati al punto in cui, pensando a tutti i soldi che prendono, non riusciamo ad accettare certi comportamenti . Inconsciamente pretendiamo da loro maggiore rispetto per la grande fortuna che hanno avuto, ossia guadagnare una montagna di soldi facendo ciò che è la loro più grande passione.

E quando guardi la tenacia e l’impegno che Derrick Rose mette, ogni giorno, per tornare in campo non puoi che adorarlo. Capisci il personaggio quando, in uno dei video della campagna #thereturn, lui sta su di un letto d’ospedale e dice “Sarò uno dei migliori di sempre, su questo non c’è dubbio”, la sua non è arroganza, ma la realistica convinzione di un grande campione che non si ferma di fronte a niente, pur di riportare a Chicago quel titolo che manca dal 1998.

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