Non finirò mai di ringraziare chi, tempo fa, ha provato ad insegnarmi una delle qualità più meravigliose del mondo. Ed a me non ancora bene conosciuta.
La sintesi.
Rem tene, verba sequentur.
Questo, in latino, il pensiero di Cicerone che, ogni giorno, il mio mentore ha cercato di ficcarmi in testa, a volte a fatica (e davvero me ne scuso), nell’auspicio convincermi che eccessivo profluvio di parole è sinonimo di insicurezza e confusione, mentre un semplice ragionamento di poche parole è cartina al tornasole della cristallina visione del problema e della sua soluzione.
Troppe parole sono fumo.
Uno sciocco stratagemma per mascherare l’assenza di risposte chiare nell’assurda speranza di appagare l’interlocutore con l’ausilio di effetti speciali, senza però avergli neppure detto il titolo del film.
Troppe parole sono una scusa.
Il bieco tentativo di precostituirsi una giustificazione alla mancata conoscenza della soluzione del problema; purtroppo, anche infinite giustificazioni non possono fare la soluzione, ma solo il non eccitante elenco di ciò che la soluzione non è.
Troppe parole sono blanda dittatura.
Con troppe parole si fanno leggi facili da infrangere idonee a sorreggere regimi senza manganello, ma più pericolosi di essi in quanto blandi e, quindi, inidonei a stimolare l’insurrezione e la resistenza.
Troppe parole sono innamorarsi di se stessi.
E, quindi, commettere idolatria verso se stessi perdendo la cognizione dei propri limiti e l’inamovibilità dei propri difetti.
Troppe parole sono ciarpame
Chi scrive o parla troppo dimentica che, da qualche parte del mondo, c’è un altro qualcuno che ha già trovato la soluzione e se ne è già sbarazzato perché ne vuole cercare una nuova.
La mia Professoressa del Ginnasio, molti anni fa, mi faceva fare un bellissimo esercizio.
Leggete un brano.
Poi scrivete un riassunto del brano in 200 parole.
Poi in 100 parole.
Poi in 50 parole.
Poi in 20 parole.
È difficilissimo.
Un consiglio, dunque, per una migliore vita, con se stessi e gli altri.
Siate sintetici.
Venite al punto.
Χαίρε
Marco Sartori
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