Sabato 17 novembre si terrà la Convention promossa da Italia Futura che riunisce a Roma un consistente numero di associazioni come ZeroPositivo, Verso Nord, Indipendenti per l’Italia e di mondo cattolico come la ACLI e la CISL. Si profila, dunque, una nuova formazione politica che contribuirà ad arricchire l’offerta politica per le elezioni del 2013.
Quali saranno le sfide di un movimento che si definisce liberale, popolare e riformatore? La scommessa non può essere solo legata alla questione elettorale, ma di respiro certamente più ampio e di lungo periodo. I partiti non si costruiscono dall’oggi al domani, soprattutto nello scenario presente, ma con un processo di sedimentazione ed integrazione ampio e collaudato. Il manifesto “Verso le Terza Repubblica” non può che essere solo il primo step, uno scatto appunto verso una Terza Repubblica tutta da costruire. Allo stesso tempo è sconsigliato nascondersi sotto il protettivo manto del montismo e del Monti bis. Il solco riformatore aperto dal Governo è un filone da proseguire, ma se il progetto di V3Rep si ridurrà a quello di portare qualche decina di cittadini in Parlamento sperando solo di poter aiutare la nascita di un secondo Governo tecnico, allora la propria carica innovativa si esaurirebbe nell’arco di pochi mesi. La vera scommessa di questo mondo è quello invece di farsi interprete di un nuovo protagonismo civico che sappia avvicinare tutte quelle persone lontane dagli apparati dei partiti della secondo repubblica e dai conservatorismi ideologici che permangono incrostati nella politica italiana. L’approdo parlamentare del 2013 dovrebbe costituire l’incipit nella costruzione di una formazione liberaldemocratica capace di spingere l’acceleratore delle riforme.
Ci saranno due punti fondamentali da affrontare nell’immediato futuro: uscire da quel moderatismo che ha il sapore della comunicazione di vecchio stampo democristiano e stabilire le regole di funzionamento della nuova formazione politica. Il primo nodo è quello da sciogliere più velocemente, il richiamo ai moderati arriva un pò da tutte le parti da Casini a Fini, da Berlusconi ad Alfano. Anche Luca Cordero di Montezemolo ogni tanto c’è scivolato, tuttavia è un termine che suona vecchio, consunto, poco grintoso. Lo stesso Presidente Monti ha parlato di riforme radicali e non di moderazione come bussola per il futuro. L’idea dovrebbe essere quella di costruire un centrismo radicale capace di essere molto chiaro su alcuni punti: riduzione del debito pubblico e della spesa, riforme istituzionali, liberalizzazioni e privatizzazioni, valorizzazione del terzo settore, riforma del mercato del lavoro, welfare delle opportunità, innovazione tecnologica. Allo stesso tempo cogliere la sfida comunicativa per la quale la crisi costringerà a cambiare profondamente il nostro sistema socio economico e per la società italiana sarà necessario evolvere radicalmente. Dovremmo essere tutti più esposti al rischio, alla concorrenza, ad imparare l’uso di nuove tecnologie, ad essere più flessibili, dinamici e ovviamente ad essere più responsabili nell’assunzione di sacrifici che implicheranno l’annientamento di privilegi, protezioni e rendite di posizione. Se l’attuale sistema pubblico è al collasso, bisognerà fornire una road map di riforme che ridisegni i rapporti tra Stato e cittadino, ma non si potranno fare sconti nemmeno all’immobile capitalismo di relazione italiano che dovrà essere ridefinito e mobilizzato. Solo cambiando profondamente pubblico e privato il Paese riuscirà ad esprimere un potenziale enorme, con spazi di crescita e benessere estremamente ampi.
Il secondo nodo da sciogliere sarà quello post elettorale improntato a costruire un movimento liberaldemocratico con regole chiare. Se per questioni di tempo non è stato possibile indire una selezione dei leader con lo strumento delle primarie, queste saranno imprescindibili nelle future competizioni elettorali. I meccanismi della partecipazione dovranno essere molto meno rigidi rispetto ai partiti della seconda Repubblica, molto più assembleari ed in rete. La sfida dell’innovazione politica non passa dal partito pesante, i pacchi di tessere e le sezioni, ma dal costruire un grande comitato elettorale che sappia ritrovarsi attorno a quelle idee che costituiscono il nucleo fondante di questa nuova formazione. Così come sarà ineludibile la sfida della trasparenza e la realizzazione della proposta di abolizione del finanziamento pubblico ai partiti. Crisi nuove necessitano di soluzioni nuove tanto nella forma quanto nella sostanza. Sabato inizieremo a scoprire se il capitale umano in campo con Italia Futura sarà pronto ad una svolta davvero in grado di puntare la barra verso la Terza Repubblica, a cominciare da se stesso.