A volte ritornano, scriveva dei mostri lo scrittore horror Stephen King. E come un film del genere horror anche noi avremo un disperato ritorno, quello di Silvio Berlusconi. Il cavaliere ha sparigliato le carte, è entrato a gamba tesa nel suo partito, ha azzittito il maggiordomo Alfano, che già si illudeva di governare la casa del centro destra, ha annullato le primarie, tanto care a Giorgia Meloni, ha messo assieme i resti del suo partito, fermando così l’emorragia avanzata del Pdl e come si fa a poker ha rilanciato la partita pur sapendo di non avere gioco. Dal punto di vista tattico non c’è che dire, una mossa abile che ritarderà la crisi del centro destra ma dal punto di vista degli interessi generali del paese c’è da rabbrividire perchè in questa campagna elettorale conosceremo il peggio del berlusconismo, visto che il Caimano è incattivito dai pessimi sondaggi, dalla condanna in primo grado per il falso in bilancio, dal caso Ruby, dal fatto che i conti di Mediaset sono disastrosi, dal sospetto che i suoi servi sciocchi, e sono tanti, volessero “uccidere” il padre.
Ma nella scelta “sfascista” di Silvio Berlusconi non c’è soltanto del becero tatticismo “ad personam”, c’è anche una folle linea nazional-populista che il cavaliere metterà in atto senza problemi nel disperato tentativo di fermare la caduta nei sondaggi e di contrastare almeno al Senato l’avanzata del Pd, vicino ormai nelle intenzioni di voto al 35%. Su questo punto il direttore di Repubblica Ezio Mauro ha ragione da vendere: Berlusconi utilizzerà in modo strumentale tutto il malcontento sociale che si è aggravato con le politiche recessive di Mario Monti per risalire la china. Nel suo cinismo l’ex presidente del consiglio andrà a caccia di quel sentimento antieuropeista che sepreggia in Italia e in Europa per rifarsi una verginità politica. Il punto di partenza di questa linea non poteva che essere una battuta di arresto all’appoggio dio Mario Monti, non a caso il cavaliere nelle poche comparse televisive che ha fatto in questo periodo ha cominciato a dire che la disoccupazione con Monti è aumentata, che la recessione ha fatto passi da gigante, che l’Imu è una sorta di patrimoniale e che insomma sarebbe bene tornare alla fase pre-Monti, ovvero all’epoca del governo Berlusconi.
E’ bene che la sinistra e in particolare Bersani non sottovalutino la lucida follia dell’ex presidente del consiglio. L’uomo è ferito gravemente, non si vuole arrendere al giudizio della storia e nel reagire potrebbe diventare pericoloso. Inoltre l’operazione politica che sta mettendo in piedi per quanto cinica e irresponsabile ha una base sociale sulla quale si potrebbe radicare: la crisi economica è reale, il malcontento è sempre più diffuso e in questo clima la demagogia e il populismo potrebbero fare breccia.