Il mercato, a volte, viene indotto a desiderare nuovi prodotti. Si convince, sotto induzione, di aver bisogno di cose nuove. Gli italiani a breve saranno inondati di annunci pubblicitari in vista dell’imminente campagna elettorale.
Al supermercato del voto già sono pronti gli scaffali per ospitare due classici intramontabili: “Il Berlusconi”, ormai alla sua sesta edizione, e “Il PDSel”, dopo che un’analisi di mercato interna ha bocciato la nuova proposta avanzata da un giovane manager della Ditta.
E’ dal 1994 che gli italiani utilizzano questi due prodotti politici, anche se nel tempo hanno cambiato nome, per farsi governare. E il giudizio odierno del mercato è tutt’altro che positivo.
18 anni fa ben l‘86,31% dell’elettorato erano disposto a recarsi al supermercato della politica, nel 2008 oltre il 70% di chi aveva “acquistato” un programma politico aveva scelto fra queste due opzioni.
Nel 2013 oltre il 50% degli italiani ritiene, invece, di volersi astenere dal comprare nuove promesse per il futuro dell’Italia. L’altro 50% (o poco meno) è molto interessato all’acquisto dell’unica vera novità già presente: il M5S.
Per il resto in vista dell’apertura, anticipata a febbraio, molti credono che sia il momento di lanciarsi sul mercato e offrire qualcosa di diverso. Ma, apparentemente, di nuovi prodotti pronti per la distribuzione ci sarebbe disponibile solo quello con il packaging arancione, condito di legalità, giustizialismo, difesa della Costituzione e una spruzzatina esotica al gusto guatemalteco.
Infine c’è la grande incognita. Si chiama Mario Monti. Molti associano però a questo nome più una medicina amara, che un prodotto politico accattivante.
Confezione sobria con allegati in panino un po’ di classici di nicchia ristampati per l’occasione e un inedito annunciato molte volte e poi sempre ritirato dal mercato.
La domanda è una sola.
Qual è l’Italia sfiduciata e sfiancata che avrà ancora voglia di andare al supermercato della politica per comprare una medicina amara, senza conoscere i tempi di guarigione?