Prima gli tirano un cuscino, poi lo riempiono di insulti. Alla fine arriva pure qualche spintone. L’Italia dei Valori si dissocia così, durante le votazioni nell’aula di Montecitorio, dal deputato Franco Barbato. I tempi sono cambiati, le elezioni si avvicinano. In queste settimane il partito di Di Pietro sta cercando disperatamente di riaprire un dialogo con il Partito democratico. Barbato evidentemente non se n’è accorto. O fa finta di niente. E così intervenendo alla Camera critica apertamente i tre leader della maggioranza. Suscitando l’ira – incontrollata – di tanti colleghi.
È l’ora di pranzo, sono appena terminate le dichiarazioni di voto sul decreto dei costi della politica. «Signor presidente – prende la parola il deputato Idv – l’articolo 2 del provvedimento in esame recita ipocritamente: tagli ai costi della politica nelle regioni, quando poi al comma 1, lettera c), prevede espressamente l’assegno di fine mandato per i consiglieri regionali. In altre parole, un “assegnino” per consiglieri regionali come Fiorito, come Maruccio, come Penati». L’intervento cresce d’intensità. Fino ad arrivare alle accuse. «Siete voi gli incandidabili di questo Paese – grida Barbato – voi che avete fatto delle leggi per la casta. È incandidabile il trio ABC che ha fatto le leggi “magna Italia”. È incandidabile Alfano, è incandidabile Bersani, è incandidabile Casini».
Colti di sorpresa, i colleghi di partito rumoreggiano. Qualcuno, per mettere a tacere Barbato, sfila un cuscino dalla seduta e lo tira in testa a Barbato. Obiettivo mancato. Il dibattito prosegue. Pochi minuti dopo il capogruppo dell’Italia dei Valori è costretto a intervenire. Antonio Borghesi prende la parola per chiedere scusa ai presenti. Una forma di galateo istituzionale impensabile per l’Italia dei Valori – partito notoriamente sanguigno – fino a poche settimane fa. «Intervengo per dissociarmi, a nome di tutti gli altri colleghi, in modo chiaro, netto e pubblico dall’intervento del collega Barbato. E per scusarmi con l’onorevole Alfano, con l’onorevole Casini e con l’onorevole Bersani, che ha avuto, soltanto qualche giorno fa, il consenso di qualche milione di italiani».
La sconfessione politica non è sufficiente. A pochi metri di distanza la tesoriera Silvana Mura non riesce a trattenere la rabbia. Prima si gira, urla qualcosa a Barbato. Quando lui la manda visibilmente a quel paese, gli si avventa addosso. È un attimo. Alla fine alcuni colleghi riescono a trattenerla, a stento, e allontanarla. Alla fine Barbato esce di corsa da Montecitorio. Gli occhi arrossati. «Mi hanno detto che sono un delinquente – racconta – mi hanno insultato. Ma sono loro quelli che vogliono svendere la politica dell’Italia dei Valori e andare con il piattino in mano da Bersani».