RossaFrecciaBerlusconi e i complotti all’amatriciana

In due distinte esternazioni di fine anno il Cavaliere è tornato sul tema del Grande Complotto, che sarebbe, secondo lui, il vero responsabile della fine del suo governo lo scorso anno. Il ragionam...

In due distinte esternazioni di fine anno il Cavaliere è tornato sul tema del Grande Complotto, che sarebbe, secondo lui, il vero responsabile della fine del suo governo lo scorso anno. Il ragionamento parte da premesse sbagliate e arriva a conclusioni insensate, ma lo fa passando per un solido “corpo” di verità. Le premesse sono sbagliate poiché evitano di considerare quali erano le condizioni politiche dell’estate 2011, senza le quali nessuno avrebbe potuto disarcionare Berlusconi. Avevamo infatti un premier ampiamente screditato all’estero e con una coalizione, pur fondata su due soli partiti, in ormai evidente difficoltà parlamentare, con continui voti di fiducia e una evidente conflittualità tra i membri del governo.

Le conclusioni sono insensate poiché l’esito dell’ipotetico complotto è stato l’arrivo a Palazzo Chigi di Mario Monti, il cui governo nasce con il voto determinante del partito del Cavaliere, che quindi avrebbe finito per complottare contro sé stesso. In mezzo però c’è un nucleo di verità, che Berlusconi continua a non riconoscere per quello che è: una manovra politica ben costruita e abilmente condotta, che lui non è riuscito a governare né contrastare. Potremmo portare prove innumerevoli a sostegno di questa tesi, ma ci limitiamo a quella più importante, vale a dire la nomina del prof. Monti a senatore a vita, cui segue, pochi giorni dopo, il conferimento dell’incarico per la formazione del governo. Mai nella storia della Repubblica si è verificato un evento simile (in due passaggi), a testimonianza del fatto che ai più alti livelli politici ed istituzionali si è lavorato in quei mesi per porre fine all’esperienza del governo Berlusconi IV. La sintesi, amara in verità, dell’ultimo ventennio sta tutta qui: Berlusconi ha i voti ma non riesce a muovere gli ingranaggi veri del Paese, i suoi avversari sanno manovrare bene a tutti i livelli ma non hanno quasi mai il consenso della maggioranza degli italiani. Il 24 febbraio si volta pagina. Forse.

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