La fine del sostegno PDL al governo Monti ha riportato indietro le lancette dell’ orologio, i media nazionali e esteri sono tornati, dopo un anno, a parlare ossessivamente di Berlusconi, anche se una differenza enorme c’ è, non è lui l’ inquilino di Palazzo Chigi e non ha alcun potere decisionale.
Quali sono le conseguenze reali? In pratica solo l’ anticipo delle elezioni politiche di un paio di mesi e forse l’ accorpamento con le elezioni regionali in Lombardia e Lazio, dove c’ era il rischio che un pessimo risultato del PdL producesse un’ immagine perdente, che a sua volta si sarebbe riverberata poco dopo sulle politiche. Berlusconi andrà invece alle elezioni in attacco anziché reduce da una batosta elettorale, ci andrà magari detestato, ma non compatito o accantonato.
Sarebbe bene ammettere che la rescissione del legame col governo Monti è un atto di chiarezza politica, ancorché nato dall’ interesse particolare. Berlusconi vuol far sapere in campagnia elettorale agli italiani che non condivideva l’ IMU, i tagli di bilancio eccetera. È vero, ha sostenuto fin qui Monti obtorto collo e ora è finita la recita ad uso dei mercati finanziari e delle cancellerie internazionali, per cui ci eravamo tutti convertiti alla sobrietà e al rigore.
Dunque largo alla chiarezza, l’ arci-populista Berlusconi non poteva lasciare ai populisti Grillo e Di Pietro, nonché alla Lega, il lucroso bottino dei voti di protesta e delle promesse che non potranno essere mantenute.
Che cosa non va? Che a un centrosinistra dove con Bersani ha avuto la meglio l’ ala di sinistra, quella che spera di mantenere in vita con la patrimoniale uno Stato sociale fallito, corrisponderà una destra ancora più radicale e non pragmatica. L’ eroe Monti se ne va come Lohengrin, ma in un Paese con decine di partiti non ce n’ è uno che voglia sostenere la continuazione di una pragmatica azione di riforma. Tanti sono contenti che il professore abbia tolto qualche castagna dal fuoco, ma non è solo Berlusconi a imitare San Pietro prima del canto del gallo.
I politici sono solo dei commercianti, che mettono in vendita i prodotti che sanno che saranno comprati. Diciamo la verità, a sinistra e ancor di più a destra gli Italiani paiono preferire chi promette quello che non si potrà mantenere e sono drogati da decenni di accumulazione del debito, che ha consentito ai politici di dare quello che non doveva essere dato, dopo averlo preso a prestito. Il mondo ha smesso di farci ulteriore credito e non sarà colpa di Berlusconi, ma degli elettori, se vorremo continuare a vivere come prima.
Tuttavia, con la sconfitta di Renzi e la radicalizzazione di Berlusconi, con tanti partiti intenzionati a raccogliere i voti di protesta, resta non servito quell’ elettorato che non vuole colpi di testa e prefersce fare sacrifici per evitare guai peggiori. Vincerà le elezioni chi si accaparrerà questo voto di centro o chi raccoglierà il maggior numero di voti di protesta? Berlusconi non parte nemmeno avvantaggiato in quest’ ultima competizione, se non per l’ imponente apparato mediatico, perché non può più presentarsi come novello re Mida. Può dire ad alta voce che non condivideva le leggi di Monti, che lo hanno costretto a votarle, dando però insieme un’ immagine di debolezza che contraddice quella vincente su cui aveva costruito il suo potere.
Dal grande industriale alla casalinga di Voghera nessun Italiano, nemmeno il più sfegatato dei suoi fan, crede più che diventerà ricco votando per rimandare Berlusconi a Palazzo Chigi, i sogni sono finiti per sempre.