Bersani supera il 60 per cento. E al comitato renziano cala il gelo

Che le cose non siano andate benissimo lo si capisce già un’ora prima della chiusura dei seggi. Alle 19 la sede del comitato romano di Matteo Renzi è deserta. La grande sala a piazza delle Cinque L...

Che le cose non siano andate benissimo lo si capisce già un’ora prima della chiusura dei seggi. Alle 19 la sede del comitato romano di Matteo Renzi è deserta. La grande sala a piazza delle Cinque Lune, a due passi dal Senato, è quasi vuota. Pochi giornalisti. Tre, quattro telecamere. Quasi nessun curioso. “Cambiamo l’Italia Adesso!” è scritto a lettere cubitali su una parete. L’entusiasmo è solo in quella frase.

Fino a poche ore prima qualcuno ha sperato nel miracolo. Nel pomeriggio il comitato fiorentino ha fatto trapelare alcune indiscrezioni. Se l’affluenza ai seggi si conferma bassa, Renzi ce la può fare. La vicenda della partita di calcetto cancellata all’ultimo dal sindaco rottamatore per seguire da vicino i risultati elettorali ha diffuso l’ottimismo tra i suoi. Alla fine prevale il realismo. Verso le 19.30, al comitato romano, sono in pochi a farsi illusioni. Nella sede si aggirano pochi parlamentari democrat – buona parte del gruppo che sostiene Renzi – Mario Adinolfi, Andrea Sarubbi, Fausto Recchia. C’è anche Patrizia Prestipino, assessore provinciale a Roma. La parola d’ordine è chiara: “Abbiamo perso bene”. Ovviamente nessuno parla di sconfitta. Ma quasi tutti, interrogati, spiegano come «a prescindere dal risultato abbiamo già vinto», «comunque vada sarà un successo». Non sono ancora usciti i primi dati e i renziani già raccontano: «Il risultato è fantastico: abbiamo riportato tanta gente al voto».

Alle 20 chiudono i seggi. Il maxischermo della sala finalmente si accende. Pochi minuti più tardi l’istituto Piepoli diffonde i dati relativi all’instant poll. Secondo le stime Bersani ha vinto il ballottaggio con il 61,5 per cento, Renzi si è fermato al 38,5. Non sono semplici ipotesi. Una settimana fa il sondaggista aveva previsto l’esito del voto – appena chiuse le urne – con una precisione sorprendente.

Nel frattempo al comitato renziano si apre il buffet. Vicino al grande tavolo sono stati sistemati alcuni modellini di dinosauro dentro una gabbia. Probabilmente questa sera hanno vinto loro. Acqua, una cassa di coca cola. Gli organizzatori hanno allestito una cena messicana. Insieme ad alcune teglie di pasta al forno ci sono nachos, pollo fritto, tapas. Alle 20.30 cala improvvisamente il gelo. Le urne si sono appena chiuse e Renzi twitta: «Era giusto provarci, è stato bello farlo insieme. Grazie di cuore a tutti».

È l’ammissione che molti aspettano. A piazza delle Cinque Lune anche i più ottimisti prendono atto della sconfitta. Qualche inguaribile ottimista non vuole arrendersi: «Ma perché Matteo non aspetta ancora un po’?». Il responsabile del coordinamento delle primarie Nico Stumpo rende noti i primi dati ufficiali. Non c’è troppo da stare allegri. Lo scrutinio dei primi 1.732 seggi fotografa una vittoria schiacciante: Bersani è oltre il 61, Renzi sotto al 40 per cento.

Al comitato si iniziano ad analizzare i primi dati. Sembra chiaro che i voti di Nichi Vendola e degli altri candidati sconfitti siano andati tutti al segretario. Il leitmotiv resta lo stesso: quella di stasera non è una sconfitta. Tutti parlano del futuro. Nessun ticket Renzi-Bersani. La segreteria del partito? Fantascienza. A breve nascerà un’importante rappresentanza renziana nei gruppi parlamentari. Poi si vedrà. In molti sono certi che una maggioranza parlamentare sotto la guida Pd-Sel, magari con il sostegno dell’Udc, avrà i mesi contati. Quando cadrà il prossimo governo, Renzi avrà la sua seconda possibilità.

Al comitato nessuno aveva preparato lo champagne. Ci sono poche bottiglie di vino bianco. Restano in fresco per parecchio. Si guarda con ansia a quel 40 per cento di preferenze. Fermarsi sotto quella soglia, anche di poco, rappresenterebbe un brutto colpo. Anche solo mediaticamente. «Questi ci tengono apposta sotto il 40 per cento». Grida qualcuno. La coordinatrice del comitato di Roma Lorenza Bonaccorsi entra di corsa. «Ci hanno fregato». Nonostante gli inviti di Matteo Renzi, a piazza delle Cinque Lune parlare di brogli non è tabù. Come è possibile che pochi minuti dopo la chiusura del voto erano già pubblicati i dati di oltre 1.700 seggi? Quasi il 18 per cento del totale.

Vittoria vera o presunta, i deputati spariscono. Stanno intervenendo nei vari salotti tv, spiegano i presenti. Per qualche tempo l’unica rappresentante istituzionale che passeggia nella sede del comitato renziano è Patrizia Prestipino, assessore alla provincia di Roma. Sul maxischermo vengono trasmessi in diretta i programmi tv di approfondimento politico. Nessuno li guarda. «Non ho alcun imbarazzo – racconta lei – È stata una grande vittoria. Una sfida pazzesca. Ecco perché il meglio deve ancora venire. Il 40 per cento dei nostri elettori ci ha detto che il partito-apparato non gli piace. Non hanno rappresentanza».

Sullo schermo riappare la faccia di Nico Stumpo. Non sono in molti ad amarlo. Le polemiche sul regolamento delle primarie hanno avuto le loro conseguenze. «Mamma mia» urla qualcuno. «Gli stanno uscendo le schede elettorali dalle orecchie» si ironizza in sala. Antonio Funiciello, direttore di Libertà Eguale racconta: «Nessuna sorpresa. Alle primarie si registra quasi sempre una tendenza: chi vince bene al primo turno continua a guadagnare preferenze anche al ballottaggio». Il rischio, però, è che Renzi abbia perso qualche preferenza nell’ultima settimana. L’aria che tira nella sede del comitato non è leggera. Vicino alla grande sala c’è un ambiente riservato ai membri del comitato elettorale. A un certo punto la porta viene chiusa. Appare un cartello: vietato l’ingresso ai non autorizzati. Funiciello è realista. «Non ci dovevamo esaltare prima, non bisogna demoralizzarsi adesso. Nel partito Renzi contava il 2 per cento. Oggi è al 40. Questo è un risultato che dice una cosa chiara: siamo vivi, ce la giochiamo».

Alle 21.30 prende la parola Renzi, in collegamento da Firenze. «Ho appena chiamato Bersani per fargli i miei e i vostri complimenti per le primarie. Una vittoria netta, che nessuna opinione diversa sulle regole può mettere in discussione». A piazza delle Cinque lune si ascolta in silenzio. L’apertura a Bersani non viene accolta neppure da un timido applauso. Dopo le 22 i responsabili del comitato ringraziano i presenti. Il democrat Fausto Recchia parla di «passione e speranza». «Siamo stati contro tutto e contro tutti». Nessuno nasconde che la situazione a Roma era più dura che altrove. «Date le condizioni, abbiamo fatto un miracolo». La coordinatrice Lorenza Bonaccorsi parla ai suoi: «L’avventura non finisce qui, il tempo è dalla nostra parte».  

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