Si è tenuta, il 27 Novembre scorso, la terza riunione del Tavolo della Trasparenza per le attivita’ di smantellamento dell’impianto e di bonifica ambientale del sito, presso la centrale nucleare del Garigliano, in provincia di Caserta.
Convocata e presieduta dall’assessore all’Ambiente della Regione Campania Giovanni Romano, vi hanno preso parte i rappresentanti dei Comuni e Province interessati, dell’ISPRA, del Ministero della Salute, del Ministero dello Sviluppo economico, dell’Osservatorio Ambientale, dell’ASLCE, dell’ARPAC e della Sogin, oltre a quelli delle associazioni del territorio.
Dal 1999, questa scoria abnorme è gestita dalla Sogin, che ha il compito di bonificare ma il cosiddetto “decommissioning” procede a rilento, e, infatti, nella presentazione Sogin del 25 novembre 2011, l’inizio della bonifica era fissato al luglio 2012 con termine nel giugno 2013.
Il mantenimento di questa società costa tanti soldi e li paghiamo tutti noi, grazie a quella voce, A2, che troviamo nella bolletta elettrica.
Nella Tavolo della trasparenza, è stato rimarcato che la media dei tumori nel Comune di Sessa Aurunca è inferiore a quella della regione e, altamente raccomandato di non creare allarmismo sulla incidenza del cancro in tutta l’area circostante la Centrale, ma, leggiamo sul quotidiano on line “H24notizie” che il sostituto procuratore della Repubblica Giuliana Giuliano ha aperto presso la Procura di Santa Maria C.V. il procedimento penale n. 9664/12, a carico dei responsabili della disattivazione della centrale nucleare del Garigliano.
Dalle prime indagini, risulta che l’Arpa Campania, che avrebbe dovuto effettuare controlli semestrali sulle matrici ambientali in realtà non li compie da sette anni e,
che il registro degli scarichi liquidi e aeriformi è compilato a matita.
A questo si aggiunga, che nella zona delle trincee sono stati sotterrati rifiuti “in attività” dalla tuta al materiale tecnico.
E, nell’articolo si parla anche di non meglio precisati scoli dei reattori che sono a contatto con il fiume Garigliano.
Ora, viene facilmente da chiedersi come si possa ancora tollerare tutto questo?
Infatti, se il Referendum ha posto un freno all’utilizzo del nucleare da un punto di vista dell’approvvigionamento energetico è innegabile che non si possa mai abbassare la guardia, perché il rischio ambientale è rappresentato dalle tonnellate di scorie e di rifiuti radioattivi derivanti non solo dalle centrali dismesse ma “anche” dalle attività civili e sanitarie e dalle testate nucleari, presenti “tuttora” sul nostro territorio.