Storia MinimaDomanda: la sinistra è un residuo culturale di destra?

Nei giorni scorsi mi è capitato di avere tra le mani una vecchia intervista a Furio Jesi, germanista e studioso di storia del mito, comparsa sul settimanale “l’Espresso” nel 1979 (per la precisione...

Nei giorni scorsi mi è capitato di avere tra le mani una vecchia intervista a Furio Jesi, germanista e studioso di storia del mito, comparsa sul settimanale “l’Espresso” nel 1979 (per la precisione nel n. 25 del 24 giugno 1979), a proposito di che cosa volesse dire “cultura di destra”, in una stagione in cui in Europa i fenomeni di destra estrema stavano vivendo una “nuova primavera”.
Ne riporto alcuni passi perché mi sembra che ancora parli al nostro presente.

“La cultura di destra è quella cultura entro la quale il passato è una sorta di pappa omogeneizzata che si può modellare e mantenere in forma nel modo più utile. La cultura in cui prevale una religione della morte o anche una religione dei morti esemplari. La cultura in cui si dichiara che esistono valori non discutibili, indicati da parole con l’iniziale maiuscola, innanzitutto Tradizione e Cultura, ma anche Giustizia, Libertà, Rivoluzione. Una cultura, insomma, fatta di autorità, di sicurezza mitologica circa le norme del sapere, dell’insegnare, del comandare e dell’obbedire. La maggior parte del patrimonio culturale, anche di chi non vuole affatto essere di destra, è residuo culturale di destra.

(…)

Ho qualche dubbio circa la possibilità di applicare oggi, in Italia, la distinzione fra destra e sinistra, non perché in astratto io la ritenga infondata ma perché non saprei bene quali esempi di sinistra citare (se la destra è quella che dicevo)”.

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