Le drammatiche condizioni di vita della popolazione civile ad Aleppo descritte attraverso le immagini del fotografo dell’Associated Press Narciso Contreras pubblicate oggi su “The Guardian”.
Narciso Contreras arriva ad Aleppo ad agosto e – come racconta egli stesso nell’articolo “The Syrian conflict: a war photographer’s story” – inizia immediatamente a documentare la tragedia della popolazione civile, che continua a vivere la vita di ogni giorno sotto le bombe. “La gente qui è divisa rispetto al conflitto: alcuni sostengono l’insurrezione, altri no”, racconta Contreras. “Ma la maggior parte della popolazione è disperata e vuole che questa guerra finisca al più presto. Soprattutto nella regione controllata dai ribelli, costantemente colpita da pesanti bombardamenti e senza rifornimenti”. La battaglia per Aleppo è combattuta fra le rovine della città. Lungo la linea del fronte, come testimonia Contreras, non c’è casa o edificio che non abbia riportato danni. Tutto è distrutto, bombardato, bruciato. “Sembra che i dirigenti siriani preferiscano distruggere la città piuttosto che consegnarla ai ribelli”, riporta il fotografo dell’Associated Press. “La milizia alauita, chiamata Shabiha, terrorizza la popolazione e, dall’altra parte, i ribelli catturano chiunque sia sospettato di essere una spia o un appartenente alla milizia Shabiha”.
La principale caratteristica tattica dei combattimenti in questa guerra civile sono gli appostamenti dei cecchini, diffusamente fotografati da Contreras, che ha seguito i movimenti di un gruppo di ribelli attraverso le strade di Aleppo (nella foto in alto). “Hanno iniziato a sparare verso un edificio dall’altra parte della strada in cui erano appostati i cecchini governativi, i quali hanno risposto al fuoco: ero a terra, i proiettili hanno distrutto lo specchio alla parete sopra le nostre teste”, racconta ancora Contreras.
Ad Aleppo, ognuno può essere un bersaglio, ma la gente sembra non farci più caso, cammina normalmente attraverso le macerie. L’ospedale di Dar Al-Shifa è ridotto a un cumulo di macerie, dopo l’ultimo bombardamento delle forze di Bashar al Assad di fine novembre. “Ero in Turchia quando è avvenuto il bombardamento e una volta rientrato ad Aleppo è stata la prima cosa che ho fotografato”, racconta Contreras. “Una scena drammatica e apocalittica: mentre scattavo le foto, come mai mi era successo prima durante il mio soggiorno in Siria, ho sentito tutto l’orrore di questa guerra”.
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