Il tornioFrançois Hollande in Algeria fra passato coloniale e cooperazione franco-maghrebina

Cinquant’anni dopo l’indipendenza, il Presidente François Hollande compie un’attesa visita di Stato in Algeria il 19 e 20 dicembre. Il viaggio, che suscita forti passioni fra la popolazione di entr...

Cinquant’anni dopo l’indipendenza, il Presidente François Hollande compie un’attesa visita di Stato in Algeria il 19 e 20 dicembre. Il viaggio, che suscita forti passioni fra la popolazione di entrambi i paesi, è una tappa fondamentale delle relazioni franco-algerine, ancora fortemente segnate dalla questione relativa al riconoscimento dei crimini di guerra della potenza coloniale. La «question mémorielle» sarà dunque inevitabilmente al centro degli incontri con il Presidente algerino Abdelaziz Bouteflika, che deve fare i conti anche con una decisa opposizione interna, fortemente critica nei confronti della visita del Presidente francese.

In una lettera indirizzata alle autorità francesi e algerine, quattordici distinti partiti politici, fra cui la principale formazione islamista del paese «Mouvement de la société pour la paix» (MSP), si dichiarano contrari a ogni relazione diplomatica con la Francia finché l’ex potenza coloniale non s’impegni a riconoscere i crimini commessi durante la Guerra d’Algeria dal 1954 al 1962. Anche in Francia, numerosi intellettuali e uomini politici sostengono che sia giunto il tempo per un’analisi critica del proprio passato coloniale, che affronti definitivamente la questione degli eccessi compiuti dall’esercito francese in Africa del Nord. Un primo momento di questa riflessione avviata dallo stesso Hollande è stato sicuramente il riconoscimento del massacro del 17 ottobre 1961 e la fine del silenzio di Stato su una delle pagine più nere della storia francese del dopoguerra. Di massacri e torture, di errori e ambizioni sbagliate, si parla in realtà da anni. Il fenomeno nuovo è ora la documentazione di episodi specifici, l’ammissione dei protagonisti, il riconoscimento di responsabilità e doveri verso le vittime.

Domenica 11 marzo 2012, in occasione del cinquantesimo anniversario degli Accordi di Évian fra il governo francese e il Fln (Fronte di Liberazione Nazionale), che il 18 marzo 1962 misero fine a otto anni di guerra, il canale francese France 2 ha trasmesso in prima serata il documentario di Gabriel Le Bomin e Benjamin Stora dal titolo «Guerre d’Algérie, la déchirure»,un coraggioso tentativo di tracciare una storia comune della presenza francese in Algeria, senza tabù o indecisioni. Il documentario, che ha suscitato un ampio dibattito sia in Francia che in Algeria, costituisce la prima storia fattuale della guerra d’Algeria, dalla «Toussaint rouge» del 1° novembre 1954 alla dichiarazione d’indipendenza del 5 luglio 1962. Una guerra che ha visto la partecipazione di un milione e mezzo di soldati francesi ed è costata decine di migliaia di morti fra gli Algerini. Un conflitto dal quale è scaturita una lunga scia di massacri e vendette successive, di cui furono vittime francesi residenti e algerini fedeli al potere coloniale, innanzitutto gli harkis, il personale algerino abbandonato al proprio destino dagli accordi, in balia delle vendette in Algeria.

Attraverso il lavoro del cineasta d’origini corse Gabriel Le Bomin e dello storico Benjamin Stora, di cui si presenta di seguito il video integrale in lingua francese, il grande pubblico francese ha avuto per la prima volta una ricostruzione dettagliata degli avvenimenti che esce dal limbo del paternalismo degli ex colonizzatori e delle diffidenze verso gli ex padroni. Con questo documentario, la Francia ha definitivamente consegnato al grande pubblico verità finora taciute, chiuse negli archivi e nella memoria dei sopravvissuti, prima d’allora menzionate unicamente come «avvenimenti d’ Algeria».

I suoi legami con l’Algeria hanno valso al nuovo Presidente francese l’appellativo di «Hollande l’Algérien». Durante la sua visita di Stato a Algeri e Tlemcen il socialista Hollande cercherà di modificare lo stato delle relazioni franco-algerine, ancora segnate dal fallimento del Trattato d’amicizia voluto da Jacques Chirac dieci anni fa. Numerose sono le questioni ancora aperte fra i due paesi sul piano diplomatico. Sul futuro del Sahara occidentale, che inasprisce le relazioni fra l’Algeria e il Marocco, la Francia è apertamente favorevole alla proposta marocchina d’autonomia della regione, mentre l’Algeria sostiene il Fronte Polisario e l’autodeterminazione del popolo sahraui. Ancora forte è il risentimento algerino per il ruolo svolto dalla Francia durante la crisi libica, che ha portato all’intervento della coalizione internazionale che nel marzo 2011 ha abbattuto il regime di Mu’ammar Gheddafi. Infine, le relazioni diplomatiche fra i due Paesi sono condizionate dall’attuale crisi in Mali, con l’Algeria decisamente contraria al progetto d’intervento militare difeso dalla Francia e da altri paesi delle Nazioni Unite.

Ma la visita di Stato di Hollande in Algeria vuole anche rilanciare i rapporti economici fra i due paesi e dare nuovo vigore alla cooperazione franco-algerina in campo commerciale. Il Presidente francese è accompagnato da una delegazione di imprenditori e uomini d’affari guidata da Jean-Pierre Raffarin, chiamato in Francia monsieur Algérie, già nominato da Nicolas Sarkozy per rinsaldare i vincoli commerciali fra le due sponde del Mediterraneo. Carlos Ghosn, amministratore delegato della Renault, discuterà con le autorità algerine tempi e modalità per l’insediamento di uno stabilimento Renault nel distretto della città di Orano, mentre gli altri membri della delegazione prenderanno parte a tavoli distinti di negoziati in tema di infrastrutture, d’energia e di cooperazione agricola. Scopo dell’intera operazione, come ha dichiarato il Ministro degli Esteri francese Laurent Fabius, è quello di promuovere un «partenariat stratégique» fra i due paesi.

Come si vede, al di là del rapporto di amore-odio che ancora lega Francia e Algeria, la visita dei prossimi giorni solleva passioni e speranze da entrambi i lati. Ogni Presidente francese che visita questa terra sceglie tradizionalmente una città-simbolo, che nell’immaginario collettivo sintetizza l’incontro fra i due popoli. Chirac nel marzo 2003 scelse Orano, Sarkozy nel dicembre 2007 ha scelto Constantine, Hollande predilige ora Tlemcen, per questa che sarà la terza visita di Stato di un Presidente francese dopo la proclamazione dell’indipendenza dell’Algeria.

A Parigi già si parla di una «visita storica» e di un’occasione privilegiata per affrontare definitivamente la questione della memoria fra i due paesi. E così, mentre il quotidiano algerino in lingua francese El Watan pubblica un voluminoso supplemento sulla guerra d’Algeria e sul passato coloniale, in molti, a Parigi come ad Algeri, auspicano che la dichiarazione congiunta che firmeranno François Hollande e il suo omologo algerino Abdelaziz Bouteflika al termine della visita giunga finalmente a riconoscere le responsabilità del passato coloniale e guardi con fiducia all’avvenire nell’ottica di una riconciliazione fattuale fra i due paesi. Hollande lo sa, e come molti prevedono, potrebbe sorprendere ancora una volta l’opinione pubblica con un gesto fortemente simbolico.

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