Se letteratura, come penso, è l’unico spazio umano effettivamente democratico, dove ogni personaggio ha una sua legittimità che ne giustifica il diritto di parola, come nasce un romanzo lo sappiamo bene noi lettori, o quantomeno ci fregiamo di saperlo: lo scrittore individua un’idea primigenia da cui prendere il largo e con tempi variabili le lascia prendere forma,strutturarsi, poi la storia passa al lettore, che la fa sua, se la vive addosso oppure ne respinge il messaggio. Se il libro è bello il lettore lascia che le sue parole filtrino sottopelle per andare a sedimentarsi da qualche parte, che sia pure inconscia, chissà.
Paolo Giordano era atteso a quattro anni da “La solitudine dei numeri primi” alla prova del fuoco della conferma, laddove si verifica se la possibile fortuna di una storia azzeccata magari un po’ per caso o per l’aiuto di editor di talento capaci di dare all’idea il supporto migliore per tradurla in un romanzo di spessore, si smentisce con una seconda uscita che mette d’accordo tutti sul fatto che l’autore in questione è proprio uno scrittore e non una meteora casuale. La scommessa il giovane fisico letterato l’ha vinta in pieno, il libro è per noi anche più maturo e ben strutturato in ogni parte, meglio e di più che nel grande best-seller del 2008. L’esperienza che Giordano regala ai suoi lettori è di quelle uniche. Vivendo i giorni difficili di un gruppo di soldati italiani inviati in una delle basi militari più isolate e più esposte agli attacchi nel sud dell’Afghanistan, capiamo presto che lo scenario che l’autore ci prospetta è uno ma al contempo universale, gli echi, le parole, i dolori e i gesti di amori che si susseguono potrebbero accadere lì come in mille altri diversi contesti: così gli scontri che Giordano racconta sono tutti i conflitti del mondo ma anche quelli che ognuno si porta addosso confrontandosi con essi tutti i giorni.
Così noi partiamo dalla Fob Ice, un avamposto militare occupato dagli italiani nella regione del Gulistan, per andare altrove, in ogni altrove,fisico o figurato. La scelta esplicita è quella di seguire le vicende di alcuni personaggi, conosciuti un attimo prima di partire in missione militare, per poi studiare con l’occhio dell’entomologo pignolo come gli eventi che si susseguono ne plasmano il corpo e l’anima passo a passo.
Conosciamo così René, il maresciallo René, di bell’aspetto, che arrotonda lo stipendio da militare facendo il gigolò. Qualche giorno prima di partire in missione scopre che una delle sue clienti aspetta un bimbo. Cederna invece è uno dei quei militari che nell’esercito sono entrati per fede, uno di quei ragazzi “Dio, Patria e famiglia” che nella divisa cercano l’identità e il riconoscimento sociale. La fidanzata Agnese però non ha gradito e la partenza sarà segnata da lacrime e recriminazioni. Ancora Ietri è un ragazzo inesperto del mondo, vive all’ombra della madre, da quando il padre li ha lasciati soli. Un rapporto protettivo e insieme asfissiante. I commilitoni hanno lo scherniranno, alimentando così il desiderio di riscatto e di dimostrare la sua forza virile L'”anziano” del gruppo è il tenente Egitto, molto legato alla sorella Marianna,la delusione della famiglia, che si ostina a non volerla vedere più, causa aspettative mancate. Forse il personaggio meglio dipinto, questo problematico tenente Egitto, mentre altri restano abbozzati nel profilo psicologico.
Le vite s’intrecceranno fino all’arrivo della guerra, il passaggio decisivo che cambierà la vita dei protagonisti anche nel loro corpo. Il corpo inteso come ciò a cui ci riduciamo quando veniamo privati della nostra identità, trattati e usati come macchine ma un corpo che è anche specchio dell’anima, intimità profonda della persona, fino a che una dimensione diviene il contraltare dell’altra.
Il corpo come emblema della infinita finitudine dell’essere umano.
Paolo Giordano ha vinto il cimento dell’opera seconda cambiando registro e scenari e optando con oculatezza ad un un paesaggio umano ideale per la sua scrittura e per la sensibilità con riesce a scavare l’intimità profonda dei caratteri in gioco. “Il corpo umano” è un bel libro, un’ottima idea per i regali di Natale, con la firma di un autore popolare ma ben lontano dalla bassa dei panettoni librari di stagione.