Prospettiva NevskijIl Natale “vintage” degli italiani: tra crisi e propositi di rinnovamento. Solo interiore.

Il Natale degli italiani: si annuncia più sobrio, contenuto. Interiore. Perché?Sarà più in linea con l’idea di sobria festa religiosa, meno con le grandi abbuffate, le feste in pompa magna ed i vi...

Il Natale degli italiani: si annuncia più sobrio, contenuto. Interiore. Perché?Sarà più in linea con l’idea di sobria festa religiosa, meno con le grandi abbuffate, le feste in pompa magna ed i viaggi d’oltralpe, il Natale degli italiani. Una sobrietà certamente imposta (che quasi ovunque avrà poco a che vedere con la continenza di tasca e carattere) e che l’Istat ha fotografato in maniera impietosa attraverso un dato: quello sulla disoccupazione, che da ottobre 2011 ad ottobre 2012 ha visto un incremento di ben due punti percentuali. Di regali, quindi, ce ne saranno certamente meno. Ancora le statistiche dicono, poi, che solo il 25 per cento degli italiani non rinuncerà ai giocattoli per i bambini ma, per chi è a corto di banconote ma non di idee, le soluzioni low-cost rimarranno una buona alternativa: colori, pastelli, giochi scaricabili da internet da ritagliare e costruire. Si sa, ai bambini basta (quasi sempre) poco, per divertirsi.

Anche i divertimenti dei grandi saranno decisamente più contenuti: meno viaggi, meno affluenza nei ristoranti e, si prevede, meno veglioni di Capodanno a favore di festeggiamenti più raccolti. Gli italiani, allora, rimarranno per la maggior parte a casa. I dati di Federalberghi e Acs Marketing Solutions dicono, per esempio, che solo il 20 per cento circa della popolazione si muoverà dalla propria abitazione a favore di mete piuttosto lontane. La restante parte, compresi quei 32 milioni “bloccati” per motivi economici, assaporerà – volente o nolente – le gioie del focolare. Consolandosi con parenti e amici e condividendo ciò che c’è in tavola, poco o tanto che sia, forse con un po’ di tristezza. Anche di rabbia, perché una recessione come questa non la si vedeva dai tempi della guerra mentre adesso dovremmo essere (l’uso del condizionale è obbligatorio) un Paese economicamente avanzato. Prospero, che punta sul proprio capitale umano, sulla forza lavoro, sulla cultura e l’istruzione, sui giovani.

Tutte cose da cui questa Italietta della corruzione e della malapolitica è ben lontana ma chissà che non rientrino nei propositi del Natale dei nostri amministratori. Che penseranno magari, chissà, ad un vero regalo per gli italiani e restituiranno loro le risorse del Paese e degli enti di cui si sono appropriati, asciugandole, indebitamente. Allora attenti a fare spazio perché sotto l’albero potreste ritrovare una Regione Lombardia piuttosto che una Regione Lazio, o il Comune di Reggio Calabria recentemente sciolto per infiltrazioni mafiose. Ci penseranno a tutto questo gli italiani tra un brindisi ed un “come va?” pronunciato da parenti ed amici che non vedono da tempo? Il loro pensiero andrà forse anche alle banche, a Monti, alla Merkel che, ha confidato, nei giorni normali si concede 26 uova alla settimana. Chissà per le feste quante galline divorerà. Ma gli italiani, è questo il problema, per colpa loro si sentiranno questo Natale un po’ “polli”: alle favole sull’Imu, alle candidature non candidature, alla crescita europea, ci credono infatti sempre meno. Forse per niente. E da nord a sud saranno senz’altro polente o capitoni un po’difficili da mandar giù.

Ma se si facesse di necessità virtù? Se si approfittasse del momento di crisi per vivere un Natale un po’ vecchia maniera, vintage, meno schiavo del consumismo e più propenso al raccoglimento interiore? Guardando quello che ci circonda con occhi diversi, senza pensare all’abete con pochi doni incartati sotto, ma più alla gioia di nostro figlio o di nostro nipote per la confezione di colori della Giotto da 36 che sono costati meno di dieci euro (evviva, gli sono piaciuti). Senza assillare di domande il Bambinello appena nato sul perché non ci troviamo agli Champs-Élysées ad ammirare il tripudio di luci ma magari cogliendo una vena di tristezza, un sorriso nostalgico, nel nonno o nella nonna di casa che è ancora tra noi. Perché feste così semplici era da tanto che non le vedeva e, lo ha capito adesso, quella semplicità gli era sempre mancata. Senza esagerare, però. E anche per chi non si priverà solo delle ristrettezze, esiste un modo per fare subito festa: un sorriso, un gesto verso l’altro che normalmente non faremmo e non necessariamente materiale, o semplicemente il riaccendersi della speranza. Di un lavoro, di un futuro, di un’Italia migliore. Che è l’augurio, sentito, che faccio a tutti. Buon Natale e buone feste.

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