Quest’oggi a Roma si sono tenute due manifestazioni di due anime diverse del Pdl: quella che aveva come protagonisti Crosetto e l’ex ministro Meloni e quella denominata “Italia Popolare” che ha visto la partecipazione di Alfano, Alemanno e Urso. La prima considerazione da fare è che il Pdl è lacerato dalle divisioni: da una parte gli antiberlusconiani e antimontiani (Crosetto e Meloni), dall’altra i montiani un po’ berlusconiani e un po’ antiberlusconiani. A seconda di come soffia il vento.
L’altra considerazione da fare è la seguente: il continuo corteggiamento di Berlusconi nei confronti di Monti più che una presa di coscienza vera, sembra una delle tante “operazioni convenienza” dell’ex premier (lo spiega bene Benedetto Della Vedova). Non più di dieci giorni fa, il Pdl, alla Camera e al Senato, ha criticato aspramente le scelte del governo tecnico, in particolar modo quelle riguardanti la politica economica. Perciò, pare molto opportunistica la nuova strategia del Cav. (“Monti sia federatore dei moderati”). Per un semplice motivo: Berlusconi sa benissimo che se dovesse candidarsi nuovamente alla guida dell’asse Pdl-Lega non riuscirebbe a vincere. Ecco perchè preferisce lasciare l’incarico a Monti, figura molto più autorevole, stimata in Europa, capace di unire più forze anche se lascia da parte la Lega.
Quindi, l’impronta che Berlusconi vuole dare al progetto montiano non è “per qualcosa”, ma “contro qualcosa”. Il Cav. è ossessionato dalla crociata contro la sinistra e quindi preferisce unire i moderati contro i “soliti comunisti”.
Ma il ruolo del movimento montiano non è quello di andare “contro”, ma quello di essere alternativo. La logica del muro contro muro ha logorato la Seconda Repubblica: l’errore non può ripetersi nuovamente.
Se dovesse nascere una “cosa nuova” l’obiettivo dovrà essere quello di riformare il Paese. Tornare nel pieno della Seconda Repubblica non serve a nessuno, tranne a chi vuole rimanere in campo sapendo che i novanta minuti sono terminati.