Una figlia come teIl rito della doppia pesata

Ebbene sì: esiste un apparecchio misura-peso che vi farà più paura di quello su cui avete monitorato l’ingrassamento in gravidanza. È la bilancia pesa-neonati: uno strumento sofisticatissimo – parl...

Ebbene sì: esiste un apparecchio misura-peso che vi farà più paura di quello su cui avete monitorato l’ingrassamento in gravidanza. È la bilancia pesa-neonati: uno strumento sofisticatissimo – parliamo di incrementi di decine di grammi – che come un grillo parlante sarà lì a dirvi, più o meno ogni tre ore, se potete ritenervi una buona mamma-mucca oppure no. E non importa se il pediatra vi ha detto di non utilizzarla (“Il seno non è un biberon”): voi vi torturerete lo stesso con quella pratica a molti sconosciuta che prende il nome di “doppia pesata”.

Funziona così: si pesa il neonato, si allatta, si ripesa il neonato. La differenza vi dirà quanti grammi di latte ha mangiato. Questo strano rito, al quale sono stata iniziata dalle ostetriche della clinica, oltre ad essere una discreta fonte di ansia presenta numerose insidie.

Primo: due volte su tre vi dimenticherete di pesare il bebè prima, oppure dopo (oppure entrambe), o lo cambierete nel mezzo della poppata (nel mio caso faccio così, per tenerlo un po’ più sveglio) invalidando tutta la procedura.

Secondo: tra l’app che registra i minuti della poppata (per seno, per grado di voracità, per qualsiasi perversa variabile vi venga in mente) e il pressing della doppia pesata, l’allattamento diventa una competizione di livello olimpico: tutta questione di minuti e numeri.

Terzo: nella malaugurata ipotesi che il bebè faccia cacca o pipì tra una pesata e l’altra, passerete il resto del giorno a chiedervi se tutta quella roba pesa lo stesso dentro l’intestino e sul pannolino. Dubbio amletico cui segue la fatidica domanda: avrà mangiato abbastanza?

Nonostante abbia imparato presto a conoscere queste controindicazioni, sono ancora tentata dal rito della doppia pesata. La bilancia è sempre lì, sul comò della mia camera da letto, il pulsante on/off mi lampeggia con fare ammiccante.

Ogni tanto, ve lo confesso, cedo. Prendo Filippo, come un bel pezzo di manzo lo sdraio sul piatto e guardo i numeretti del display girare come le caselle di una slot machine.

Per fortuna, due volte su tre, mi dimentico di pesarlo dopo oppure lo cambio a metà poppata (in quel caso potrei pesarlo insieme al pannolino sporco, ma mi pare un’esagerazione).