MamboLa lista Monti ci sarà e parlerà la lingua dei vescovi. Gli stessi che han tenuto bordone a Silvio

Quella Cosa politica chiamata lista/e Monti ci sarà. Tutto il dibattito sulla sua inevitabilità, sul venire meno da parte del premier del ruolo di arbitro, ormai non ha più senso. I fatti impongono...

Quella Cosa politica chiamata lista/e Monti ci sarà. Tutto il dibattito sulla sua inevitabilità, sul venire meno da parte del premier del ruolo di arbitro, ormai non ha più senso. I fatti impongono un cambiamento di registro. Chi vorrà polemizzare è libero di farlo, gli altri si accingeranno a capire quel che sta succedendo nella politica italiana. L’operazione è ambiziosa, ha sponsor pesanti, dai partiti popolari europei alla Cei, vedrà in campo molte facce nuove zavorrate tuttavia da tante facce antiche. L’obiettivo è quello di dar vita a un nuovo partito popolare cattolico, una cosa diversa dalla Dc. L’esigenza nasce da una doppia consapevolezza dei promotori.

Bisogna uscire definitivamente dal ventennio berlusconiano offrendo ai moderati e ai moderati cattolici una formazione politica adeguata. Chi si sta accingendo a questo compito valuta come irreversibile la presenza di un partito riformista di sinistra, appesantito da ambienti radicali e sindacali, e crede che un nuovo sistema politico debba essere strutturato sulla concorrenza/convergenza fra queste due grandi forze, l’una riformista cattolica, l’altra riformista socialista. Questi complicati mondi che stanno dando vita al nuovo soggetto politico non credono che attorno a Bersani si sia radunato il vero riformismo italiano, anzi si dice certo che questo schieramento è su molte materie sostanzialmente conservatore. Il tentativo è di rimettere in piazza la stessa capacità di governo del vecchio mondo cattolico finalmente liberato dalla politica di scambi con quell’energumeno di Berlusconi e i suoi lazzari leghisti.

I promotori della lista Monti e Monti medesimo credono che la partita sarà a due con alcune ali fuori dal gioco del governo anche se insidiose nella attività parlamentare, si pensa a Grillo, alla Lega , a Berlusconi. Quel che manca ancora a questo progetto è una strategia di transizione. E’ del tutto evidente che per arrivare, se ci si arriverà, alla competition fra Pd e Liste/e Monti si dovrà immaginare un passaggio difficile che da un lato vede incombere le questioni economiche dall’altro prevede la messa in sicurezza del paese dall’eccesiva forza parlamentare delle componenti di destra e di sinistra anti-europee. E’ evidentemente possibile che gli strateghi del montismo considerino ineluttabile una collaborazione di governo con il Pd. Questa collaborazione sarà messa a dura prova dalla campagna elettorale.

In essa Monti attaccherà, riattaccato, Berlusconi anche se potrebbe risparmiarsi questa patetica tenzone. La sua stessa presenza è in sé antiberlusconiana. Chi vuole lasciare il Cavalier sa che deve raggiungere il professore. Chi non lo farà non si convincerà neppure di fronte alle più strabilianti sciocchezze che Berlusconi dirà, e dio sa quante ne dirà. Tuttavia Monti per prendere voti deve agire sui confini del Pd, e soprattutto deve alzare il tiro sugli alleati di Bersani, cioè Vendola e la Cgil. Necessariamente sarà una campagna elettorale confusissima in cui però Monti sarà costretto a fare il viso dell’arme a Bersani essendo da questi ricambiato. Sarà possibile tenere questo confronto entro registri che non impediscano un’alleanza futura? Questo problema è più serio per Monti che per Bersani.

Bersani rischia solo di vincere a metà, cioè in una camera. Monti rischia di arrivare molto dopo Bersani, condizione che annullerebbe l’intera costruzione neo-cattolica. E’ evidente che la chiesa italiana si presenterà sempre più invadente per garantire al suo pupillo una fortuna a tutt’oggi incerta. Insomma l’idea di dar vita a un sistema politico bipolare con due forze che dialogano e si contendono il potere mettendo fuori gioco tutte le estreme rischia di esser conseguita con una ferita alla laicità della politica. E’ l’eterno gioco dell’oca. Questo nodo si trovarono di fronte gli uomini del Risorgimento, Mussolini, Togliatti, Nenni, Berlinguer ecc. Si potrebbe dire che la possibilità di un’ alternanza fra riformisti di sinistra e popolari cattolici vale bene anche il prezzo di una politica più clericalmente orientata. Vedremo come verrà svolta. La Chiesa soprattutto quella italiana ha mostrato facce, negli ultimi anni, quasi tutte impresentabili. Forse per dare sostanza al progetto sarebbe il caso che anche la Chiesa rottamasse alcuni suoi leader per far avanzare vescovi e cardinali più credibili e moderni. Ovviamente lo dico da estraneo e da avversario. Sarebbe difficile dialogare con chi ha tenuto in sella Berlusconi e oggi volta pagina senza pagare dazio.  

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