Il migliorabileLa Natività negli Evangeli:una “notizia” che rivoluziona ogni programma

L'Angelo Le disse: "Non temere, Maria, perchè hai trovato grazia presso Dio. Ecco, tu concepirai e partorirai un figlio, e gli porrai nome Gesù. Questi sarà grande e sarà chiamato Figlio dell'Altis...

L’Angelo Le disse: “Non temere, Maria, perchè hai trovato grazia presso Dio. Ecco, tu concepirai e partorirai un figlio, e gli porrai nome Gesù. Questi sarà grande e sarà chiamato Figlio dell’Altissimo, e il Signore Dio gli darà il trono di Davide, suo padre. Egli regnerà sulla casa di Giacobbe in eterno, e il suo regno non avrà fine. (Luca 1, 30-33)

Un angelo del Signore gli apparve in sogno dicendo:”Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua moglie: perchè ciò che in lei è generato viene dallo Spirito Santo. Ella partorirà un figlio, e tu gli porrai il nome Gesù, perchè è lui che salverà il tuo popolo dai loro peccati.” (Matteo 1, 20-21)

Vi propongo un gioco:provate a ritagliare i primi due capitoli dell’evangelo di Luca e di Matteo e tentate a sovrapporli in forma esegetica, e cercate differenze e somiglianze tra le due testimonianze.

Matteo e Luca dedicano quattro capitoli interi dedicati alla nascita di Gesù, quando Marco e Giovanni glissano completamente sull’infanzia del Maestro. Le differenze, come dicevamo, non mancano però e spesso sono molto significative dal punto di vista teologico. Per fare un esempio, per spiegare la gravidanza imbarazzante di Maria Matteo fa intercedere l’angelo che, rivolgendosi a Giuseppe, lo rassicura dicendogli che ciò che è stato generato nel ventre della sua donna è opera dello Spirito Santo. L’angelo di Luca invece si rivolge direttamente a Maria annunziandole che darà la vita ad un bimbo per virtù dello Spirito Santo e che questo bambino dovrà chiamarlo Gesù. Il dato comune tra i due evangeli è dato dal fatto che Giuseppe e Maria accetteranno la decisione di Dio per loro, ma non senza aver passato un lungo travaglio di dubbi ed esitazioni su come prendere lo spiazzante annuncio, dando prova alla fine di essere due giovani che con il loro amore, riescono comunque a gestire qualcosa che li supera in maniera imponderabile.

Che dire poi della lunga genealogia in cui Matteo incornicia Gesù? Essa s’inaugura con Abramo, l’uomo che accettò la chiamatadi Dio a compiere un gesto folle: partire senza una mèta, senza sapere quale sarebbe stato l’approdo. E’ la sintesi emblematica della fede nella sua essenza, un’avventura che per essere tale non riesce a far meno della totale fiducia nella volontà di Dio. Come dire che infondo, Gesù appartiene, è parte integrante di questo stuolo di testimoni.

Cio che mi colpisce da sempre nei due affreschi della Natività offerti da Matteo e Luca (ed a proposito offre pagine di riflessioni interessanti anche il Pontefice nel suo ultimo “L’nfanzia di Gesù“) è la generale atmosfera di stupore e di gioia che via via si accresce attorno a questo Evento. In effetti nulla è più rivoluzionario del nascere, perchè ogni “venuta al mondo” è un fatto portatore di sviluppi inediti, di prospettive inesplorate. Dei famosi tre Magi è solo Matteo a darci notizia; sarà poi la tradizione ecclesiastica a dar loro il nome di Gaspare, Baldassarre e Melchiorre. Queste tre figure, completamente estranee al contesto storico-religioso in cui nasce Gesù ben rappresenta l’umanità che cerca Dio “mentre lo si può trovare” come ci dice il Profeta Isaia (55,6). Tutti e tre domandano subito:”Dov’è Gesù?” che è un pò la domanda che noi cristiani ci porgiamo tutti i giorni, tra gli affanni e i drammi della vita quotidiana. In una tappa del loro cammino verso il bambino Gesù i tre Magi affronteranno anche il male assoluto incarnato da Erode, il dittatore paranoico e folle che vorrebbe far fuori colui che considera un temibile “competitor”. I Magi ascoltano le sue ossessive intimazioni ma non prestano il fianco ad Erode e dopo aver preso visione di Gesù prenderanno tutt’altra via da quella indicata dal re.

Perchè questo cambio di programma? Perchè davanti a quella mangiatoia tutto è cambiato. Cambia il concetto di Oriente ed Occidente, davant ad un fatto che prefigura il tempo in cui ogni ginocchio si piegherà ed ogni lingua si convertirà all’evidenza che Gesù Cristo è il Signore (Fil.2, 10-11).

La memoria pastorale evangelica da quel giorno ogni 25 dicembre conferma la regina delle notizie, cioè che quel bimbo è nato a Betlemme per tutti i popoli dell’umanità e continua a nascere ogni giorni nei cuori e nelle coscienze di coloro che lo cercano e poi tornano a casa “per un’altra via”, cioè cambiati nella profonda interiorità, in modo inaspettato.

Perchè la ricerca di Gesù modfica gli itinerari di viaggio, squaderna orizzonti inesplorati, dopo l’incontro con Dio “nulla sarà più uguale a prma” come ci ricorda Timoteo.

Ecco quindi che il Natale è soprattutto storia di un cambiamento che si rinnova da 2000 anni; un cambiamento verso strade e percorsi inediti, spesso accidentati e più tortuosi di quelli che le abitudini consolidate ci avevano reso familiari.

Celebrare il Natale è quindi significa anche rinnovare un giorno all’anno una fede che non può poi non essere vissuta tutto l’anno come sforzo e tensione continua al rinnovamento e alla conoscenza, superando limiti, diffidenze, barriere culturali, politico- sociali, per non dire religiose, autentiche inezie ininfluenti di fronte alla grandezza di Dio.

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