Ci sono poche certezze nella vita di una donna single, più o meno trentenne, in carriera e da metropoli: la suola rossa delle Louboutin, la veridicità del detto “dietro ogni grande donna c’è una grande colf” e l’assoluta fedeltà (nel senso di affidabilità, s’intende) del toy boy.
Per chi non lo sapesse, ma se siete le donne di cui sopra lo conoscete bene già tutte, il Toy Boy è una figura apparentemente sdoganata dalle discussioni tutte sesso e cosmopolitan delle protagoniste della celebre serie americana Sex&theCity. In realtà ha origine ben più antiche… Georges Duroy fu il toy boy di Bel Amì, Paride per Elena nell’Iliade e poi come dimenticarsi, nel grande schermo, del bel toy boy Dustin Hoffman frequentato della cougar Mrs Robinson ne “Il Laureato”?.
Si potrebbe parlare di toy boy per una settimana intera, di quelli celebri, di quanto piacciono alle star eccetera eccetera eccetera, ma il punto non è questo: un toy boy probabilmente non si rende conto della gravità della situazione in cui versa dal momento in cui decide di dire sì ad una donna più grande (c.d. cougar) diventando a tutti gli effetti il suo giocattolino hot. Un toy boy sostanzialmente non decide, il toy boy c’è. E questo basta alla cougar per sentirsi tranquilla. Una telefonata e lui si palesa, bello come il sole, raggiante, in forma e attraente. Il toy boy, attraverso un patto tacito che viene suggellato dal momento in cui lui varca la soglia di casa per la prima volta per conoscere il suo letto (della donna), si prende la responsabiltà di rispondere ai suoi desideri.
Ora, ci sono cose e situazioni che una donna non dovrebbe mai subire, tipo accorgersi di aver indosso lo stesso abito della acerrima nemica alla festa dell’anno, lo smalto sbeccato al primo appuntamento, la menopausa e, al primo posto, un NO, secco e senza indugio, del toy boy.
Il No del toy boy suona come, anzi non dovrebbe suonare mai come nulla, non dovrebbe esistere, il toy boy non ha voce, né in capitolo né mai. Non ha (secondo le regole non scritte) diritti, figuriamoci quello di ribellarsi!
Ma può succedere che lui apra la bocca per pronunciare quelle sillabe che avranno inevitabilmente nella donna una reazione pari a quella che solo nei volti dei mostri cattivi dei film si riconosce, quando il piccolo prigioniero dice la sua sul fatto che vuole scappare.
A quel punto c’è poco da fare, dopo aver ripetutamente scosso la testa incredule, toccherà prendere il toy boy per le orecchie per buttarlo fuori di casa insieme a video giochi e iPod, tutto giù per le scale finché non andrà via correndo per strada.
Attenzione, attenzione, perché proprio allora la cougar si potrebbe rendere conto che il giocattolino ora rotto non era poi così solo un giocattolino… ma aggiustarlo sarà impossibile, e lo si rivuole a tutti i costi. Cosa succederà?
La morale è questa: non tutti i toy boy sono toy facilmente rottamabili.