Oggi alla Camera dei Deputati, Cittadinanzattiva e Fondazione Etica presentano un report sulla trasparenza delle amministrazioni pubbliche dal punto di vista dei cittadini (il programma si può leggere qui). Un tema che è già sparito dalle agende dei partiti, ma di cui è necessario parlare. La trasparenza è, infatti, il primo motivo di denuncia dei cittadini rispetto ai ritardi e alle inefficienze delle aministrazioni pubbliche centrali e locali.
Partendo dalla centralità del cittadino, Cittadinanzattiva ha promosso, già a partire dall’anno 2000, una Carta dei diritti del cittadino-consumatore in cui sono elencati dieci diritti fondamentali che dovrebbero essere sempre garantiti al cittadino quando si trova ad utilizzare i servizi di pubblica utilità.
Tra questi diritti, quello alla trasparenza indica il diritto di ogni cittadino-consumatore a ricevere informazioni, comprensibili, chiare e trasparenti in ogni fase del suo rapporto con l’erogatore del servizio.
Questa definizione del concetto di trasparenza è in sintonia con la definizione di trasparenza suggerita dalla legge 15/2009 che così recita: “la trasparenza è intesa come accessibilità totale, anche attraverso lo strumento della pubblicazione on line delle informazioni concernenti ogni aspetto dell’organizzazione delle pubbliche amministrazioni, degli indicatori relativi agli andamenti gestionali, all’utilizzo delle risorse per il perseguimento delle funzioni istituzionali, dei risultati dell’attività di misurazione e valutazione svolta in proposito dagli organi competenti, allo scopo di favorire forma diffuse di controllo del rispetto dei principi di buon andamento e imparzialità.
Il diritto alla trasparenza, che è uno dei diritti basilari del cittadino-consumatore, in un ambito come quello della pubblica amministrazione e dei servizi locali diviene fondamentale. Infatti, se nei settori liberalizzati in mancanza di informazioni fornite da un operatore ci si può rivolgere ad un altro, nel caso della pubblica amministratore il cittadino non ha possibilità di scegliere ed è costretto a soccombere.
Il rapporto che sarà presentato oggi in Parlamento, partendo dal concetto di trasparenza declinato in questo modo, si pone l’obiettivo di evidenziare particolari situazioni di “opacità” della pubblica amministrazione causate proprio dalla mancanza di trasparenza. Essa non ha alcuna pretesa di esaustività ma richiama con forza la necessità di ripartire da questo punto di vista per porre rimedio a carenze, limiti, ingiustizie, inefficienze che in realtà finiscono poi per gravare sul nostro paese nel suo complesso.
È opportuno sottolineare che i dati che saranno presentati, pur non avendo alcuna rilevanza da un punto di vista statistico, consentono però di registrare una serie di segnali, spie o indicatori delle più rilevanti situazioni critiche che affrontano i cittadini quando entrano in contatto con la pubblica amministrazione ed i servizi locali.
Lo spirito che sta alla base del materiale non è solo quello di evidenziare carenze e criticità della pubblica amministrazione ma è soprattutto quello di partire dalle criticità per promuovere dei miglioramenti e magari trasformare in punti di forza quelli che al momento appaiono punti di debolezza. È proprio in quest’ottica che sono state pensate le proposte contenute nella parte finale.
D’altra parte, la trasparenza, assieme a valutazione, sono le due parole d’ordine con cui il governo precedente aveva tentato di affrontare la necessaria e ormai improrogabile modernizzazione della Pubblica Amministrazione. Sono strumenti finalizzati a garantire tale scopo l’uso di internet per far conoscere le retribuzioni dei dirigenti della P.A, il controllo delle consulenze, la diffusione periodica dei dati sull’assenteismo, e così via. Per il cittadino comune però la parola trasparenza vuole dire anche qualcosa di più. Non solo la opportunità di conoscere e controllare il funzionamento interno di una amministrazione per “snidare” i fannulloni, ma anche la possibilità di avere una informazione corretta, di conoscere anticipatamente e cortesemente le procedure da seguire, di poter avviare un’azione di tutela secondo modalità note, di avere la garanzia della trasparenza delle liste d’attesa negli asili nido o nei servizi sanitari.
La trasparenza è quindi un diritto a più facce. Il problema è che il volto di cui il cittadino ha esperienza diretta è quello che riguarda i disservizi quotidiani, le difficoltà di accesso e di ristoro. Una riforma profonda della P.A. non può non misurarsi con i fenomeni che vengono presentati in questo Rapporto. Per assurdo un cittadino potrebbe guardare con indifferenza la pubblicazione su internet degli stipendi dei dipendenti del Ministero dell’Economia, mentre considera inaccettabile essersi trovato di fronte ad una cartella pazza, senza alcuna informazione chiara sulle modalità di ricorso o sapere di avere diritto ad un bonus sociale, senza poterlo esercitare tale diritto a causa delle contraddizioni e della opacità delle procedure.
L’altra faccia della trasparenza si deve quindi misurare con il diritto all’informazione, il diritto all’accesso ai servizi, il diritto alla tutela. Senza l’esercizio di tali diritti in modo uniforme e non discrezionale, l’impegno per la trasparenza rischia di non incidere sui comportamenti scorretti, la deresponsabilizzazione, l’uso distorto del servizio pubblico. I dati che vengono presentati possono rappresentare una sorta di agenda delle cose da fare, che avrebbe il pregio di privilegiare il punto di vista e l’esperienza del cittadino utenti in merito al funzionamento della Pubblica Amministrazione.