Windows is the air we breathe
Con questa espressione che sembra rubata ad una canzone d’amore il chief executive officer di Microsoft Steve Ballmer, alla guida dell’azienda ormai da dodici lunghi anni, aveva chiarito ai propri dipendenti l’importanza dell’OS di bandiera durante il turbolento periodo seguito all’uscita del fallimentare (sotto tanti aspetti) Vista.
Office è importante, certo, e va difeso dagli attacchi dei prodotti cosiddetti “good enough” (quelli che si propongono come sostituti per il 90% di quanto fatto con il prodotto di Redmond senza però costare così tanto, tipo OpenOffice). La battaglia per i server pure è di primaria importanza: difficile piazzare il sistema di posta Exchange e compagnia bella quando lo “strato” inferiore è costituito da una bella distribuzione di Linux. Ma Windows, ricordiamocelo, è l’aria che respiriamo, è l’ossigeno che muove la compagnia. E non solo in termini di percezione, secondo l’equazione “Windows va male = Anche tutto il resto made-in-Redmond fa pena”. Ma anche da un punto di vista meramente economico: il grosso delle nostre entrate arriva sempre e soprattutto dal sistema operativo client.
Oggi risulta difficile dire se l’azienda continuerà a respirare – per riprendere la metafora – oppure no. Sono cambiate tante cose e, in particolare, l’avvento dei tablet ha mutato radicalmente gli scenari. Microsoft si è trovata ad inseguire e ha reagito sfoderando un sistema operativo, Windows 8, che prova a fare l’impossibile: innovare senza però tagliare i ponti con il passato. Personalmente non ho ancora messo le mani sulla versione definitiva del sistema operativo (avevo provato, ai tempi, la primissima Release Candidate). Ma leggendo qua e là alcune di quelle che ormai passano sinteticamente sotto il nome di “mixed reviews” mi sono fatto l’idea di un prodotto fermo in una sorta di limbo, a metà tra il vecchio mondo e quello nuovo.
Una precisazione a riguardo mi sembra d’obbligo, dato che in giro comincio a sentire con insistenza la massima da aperitivo “Microsoft una versione la fa bene (Xp, 7) e una la toppa (Vista, 8)”: le cose sono molto diverse rispetto al 2006. Windows Vista, semplicemente, funzionava male, nel senso che in molti casi faceva letteralmente a pugni con l’hardware. Ma ai tempi (Mac a parte) non c’erano veri concorrenti, eravamo ancora in un mondo dominato dal Pc tradizionale. Windows 8 non ha questo problema, in termini di performance mi sembra che il feedback sia buono. Però scontenta a livello di interfaccia sia quelli che volevano un netto salto in avanti, sia i conservatori (quelli che non riescono a farsi una ragione se un menù a tendina diventa a scorrimento).
Da un punto di vista strategico, ad ogni modo, la mossa di Microsoft non stupisce affatto: il sogno di BigM è sempre stata la convergenza dei dispositivi. Se solo sapeste quante slide di PowerPoint, prodotte nel corso di questi anni, hanno mostrato un sistema operativo al centro e tante freccette che portano ad una miriade di dispositivi diversi (Pc, smartphone, televisore, etc)! Una miriade! Ma la domanda è: il mondo che vuole Microsoft è anche il mondo che vogliono gli utenti?