Un noto monsignore recentemente accusato di comportamenti scorretti senza aver potuto però difendersi, avendo più volte chiesto di farlo, ci chiede di poter scrivere una considerazione per la Chiesa di oggi (che ama ancor di più). Il 26 dicembre, Santo Stefano, simbolo dei perseguitati per la fede.
Anch’io, indegnamente, ma come il beato Antonio Rosmini, oggi credo che “Le persecuzioni stesse mi paiono belle!”. Se Antonio Rosmini (1797-1855), che il Manzoni, suo contemporaneo ed amico, giudicò una delle sette migliori intelligenze dell’umanità, dovesse riscrivere oggi il suo famosissimo libretto “Le cinque piaghe della santa Chiesa”, probabilmente lo adatterebbe come segue:
-La prima piaga consiste nella, apparentemente voluta, perdita di ruolo della Chiesa maestra e nella debole strategia di magistero nel mondo globalizzato.
-La seconda piaga sta nella divisione( ed il Suo apparente isolamento) tra il Pontefice, la Curia ed i Vescovi.
-La terza piaga ste sempre nella insufficiente formazione, soprattutto dottrinale, del clero.
-La quarta piaga si nota nell’influenza esterna di laici nelle scelte della gerarchia e nell’ansia di stabilire rapporti “politici”.
-La quinta sta nella insufficiente volontà di trasparenza e nella indifferenza alla esigenza di credibilità.Grazie a considerazioni, più o meno equivalenti a queste, Rosmini fu squalificato, messo all’indice e si racconta che rischò persino l’avvelenamento. Il Rosmini non venne accolto all’interno dell’impero della Chiesa , perchè era libero, voleva la verità e la santità, non si contentava di fare cosuccie entro i limiti stabiliti e imposti dal potere vigente.
Ma più di cent’ anni dopo il grande Papa Paolo VI tolse dall’indice il libretto ( Le cinque piaghe) e ne diede persino copia ai padri Conciliari nel Vaticano II. Giovanni Paolo II lo riabilitò e infine Sua Santità Benedetto XVI lo proclamò beato nel 2007. A ragione pertanto propongo il lettore di cibarsi di questo libretto, molto attuale.