Gli autori di questo blog hanno convintamente sostenuto la candidatura di Matteo Renzi alle primarie del centrosinistra.
Grazie alla presenza di Renzi, questa volta le primarie – in passato poco più di rito di incoronazione – sono state un momento di confronto vero, tra visioni alternative, dove non sono mancati toni aspri. Adesso che si sono concluse, pur con la sconfitta del nostro candidato, possiamo dire che ne è valsa la pena, perchè abbiamo posto il seme della battaglia che viene adesso.
I milioni di elettori che vi hanno partecipato hanno determinato la vittoria di Pierluigi Bersani, e dunque è giusto e doveroso che sia lui a condurre la campagna elettorale del centrosinistra da candidato premier. Il compito che attende il prossimo Presidente del Consiglio non è facile, e chi avrà quest’onere dovrà poter contare sull’appoggio compatto di tutta la coalizione.
Le cose da fare sono essenzialmente due:
1) La legittimazione di Bersani, se sarà Presidente del Consiglio, dovrà poggiare anche sul consenso degli elettori che preferivano il suo competitor, e non sarà facile costruire liste, programmi e accordi con gli alleati tenendo insieme le due anime del centrosinistra così nitidamente emerse dalle primarie. Almeno Bersani faccia il rinnovamento che ha promesso indicendo da subito le primarie per la scelta dei parlamentari. Solo in questo modo si garantisce un minimo di ricambio e di pluralismo nel PD. Il ricambio non può essere diretto dal solo segretario, sennò non garantisce il pluralismo ma solo la continuità e si rischia di non attrarre i voti di chi ha confidato nelle primarie.
2) Dopo l’esito delle primarie PD Berlusconi ha sciolto la riserva e si è candidato. Diventa essenziale, a questo punto, non ripetere gli errori del passato. Perché il berlusconismo è una malattia infantile della politica italiana, che esiste – non solo, ma anche – in quanto esiste il suo opposto, l’antiberlusconismo. I due poli svolgono un ruolo uguale e contrario, sono due alibi reciproci per non affrontare i problemi strutturali che da anni affliggono l’Italia, inchiodandola alla crescita zero, facendo aumentare disuguaglianza e debito, determinando insomma tutti i fattori che hanno messo a rischio la tenuta dei conti pubblici. Ma c’è tempo per correggere la rotta, e sarebbe un bene per il paese che ciò accadesse, e che i leader dei diversi schieramenti dedicassero le prossime settimane a confrontarsi su proposte alternative, anziché abbandonarsi alla reciproca delegittimazione.
Paradossalmente, l’irresponsabile accelerazione voluta dal PDL consente di mettere subito alla prova questi principi. Troppo spesso portatori di una presunta superiorità etica ed estetica, dichiarata a gran voce, ma poco o punto praticata, i vertici del centrosinistra avranno nelle prossime settimane una straordinaria occasione per dimostrare di essere all’altezza del compito cui sono chiamati, con la certezza che questa volta non ci saranno giustificazioni in caso di esitazioni, o, peggio, ritorni al passato.