Continuiamo a suggerire domande provocatorie da porre ai candidati politici in vista delle prossime elezioni, curiosi di capire se sapranno rispondere. Ma nel frattempo, proponendole, facciamo riflettere il lettore de Linkiesta su quali sono alcuni temi di fondo da affrontare nel vostro Paese.
Dopo aver proposto, da queste colonne de Linkiesta, di chiedere ai candidati pretendenti di guidare il vostro Paese di rispondere alla domanda «come pensate di ridurre le spese di un minimo del 2,5% del PIL nei prossimi due anni?», avendo ben chiaro che solo chi sa rispondere a questa domanda ha chiaro quale programma di politica economica va adottato nel 2013 e 2014 in Italia, abbiam fatto ulteriori riflessioni per svelare le capacità dei candidati politici e dei loro suggeritori.
Non lo facciamo per gusto dissacratorio, ma per capire “di che morte moriremo” in questa ulteriore fase di tentato risanamento politico economico del Paese, e capire se sarà destinato a fallire, e con quali conseguenze. Peraltro la storia economica della grande crisi del 1929 spiega che ci fu la fase Hoover (politica, conservatrice e fallimentare), le due fasi Roosevelt, eletto nel 1932 e rieletto nel 1936, (“ tecnica”, riformista, ma non orientata allo sviluppo economico e provocante disoccupazione) e infine la terza fase, sempre legata a Roosevelt, che vogliamo dimenticare (cominciata nel settembre 1939…). La storia dimostra che spesso i leader non vengono eletti per quel che han dimostrato di saper fare e neppure per quel che promettono di fare, ma per quello che si compromettono a fare con chi realmente “governa”, e questo può essere accettabile se il candidato è capace realmente di fare e vuole fare il bene del Paese che governa.
Questa volta le domande che suggeriamo di porre ai candidati alla guida del Paese sono tre:
1) Lei ritiene che per avviare il ciclo economico sia necessario attuare più protezionismo o più mercato libero? (nota: è evidente che più protezionismo avvantaggia i produttori e conseguentemente l’occupazione interna, ma svantaggia i consumatori…)
2) Lei ritiene che si debbano oggi promuovere più consumi o più risparmio? (nota: è evidente che più risparmio permetterebbe di ricreare la base monetaria per le banche per rilanciare il credito, ma svantaggia i consumi…)
3) Lei crede cho oggi sia necessario più Stato o meno Stato in economia? (nota: meno Stato presuppone meno costi pubblici e conseguentemente meno tasse, nonché probabilmente meno rischio di crescita del debito pubblico. Ma se oggi non è lo Stato a investire nell’economia e si guarda con cautela agli investitori esteri, chi sostiene l’economia? Il privato, non sembra esser disponibile…)
Come per il primo di questi interventi, confermo che vorremmo sentire le risposte, per capire che vuole fare chi vorrà rispondere e con quale esito possibile o rischio potenziale…